Ragusa - Quasi un quinto dell'economia siciliana si basa sul "sommerso": lavoro nero e false dichiarazioni fiscali sono al 19%. Peggio fanno peggio solo Calabria (21%) e Campania (20%). Ci sono anche questi numeri della nota di aggiornamento all’ultimo Def nello stop all’accesso di decine di progetti siciliani ai fondi del Pnrr. I dati Istati allegati al Documento fanno riferimento ancora al 2018 e la percentuale della frode va equamente divisa tra impieghi non denunciati e truffe all’erario. Per la Cgil sono quindi di molto inferiori e non aggiornate alla realtà della situazione attuale, visto che durante la pandemia solo il lavoro irregolare - non la disoccupazione - ha superato il 21% (contro una media nazionale del 13%).
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Il settore più colpito resta l'agricoltura, che sull’Isola impiega migliaia di immigrati. Anche i numeri dell’evasione, di Irap e Imu in particolare, sarebbero al ribasso e l'unica chance di per recuperare il “sommerso” al Sud è affidata alla riforma del sistema tributario, prevista appunto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’obiettivo è semplificare e ridurre il carico fiscale per le aziende così da indurle a dichiarare e investire al Mezzogiorno, piuttosto che rivolgersi ai mercati esteri. Sul tappeto anche il tema delle imposte non versate, affrontato solo in parte nel decreto Sostegni bis.