Ragusa - Una crescita superiore al 25% dell’export è un dato positivo all’interno di una fotografia in bianco e nero della situazione economica del ragusano scattata da Confartigianato Ragusa. Il dato è in netta controtendenza rispetto al trend regionale, in calo invece dello 0,3%. Il traino è all’estero, in cui si concentra la quasi totalità dell’export manifatturiero (85%), guidato dai prodotti alimentari.
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A fronte di una volata dei prodotti locali, la provincia iblea soffre però l’escalation dei costi delle materie prime e le difficoltà di reperimento di figure professionali: il 34,7% delle pmi locali è in cerca soprattutto di operai specializzati in edilizia e manutenzione, e di conduttori di mezzi di trasporto.
“Uno scenario che mostra ancora le ferite lasciate dalla pandemia – secondo l’associazione di artigiani –, ma che offre allo stesso tempo un orizzonte di prospettive e di rilancio”. Un altro numero positivo viene infatti dalle quasi tremila start-up nate durante l’epidemia Covid soprattutto nei settori dell’agricoltura e della pesca, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, e della riparazione di autoveicoli e motocicli.