Economia Il crack

Mosca verso il default, Putin manda la Russia alla rovina

E nel baratro finirà anche parte dell'economia e del benessere italiano

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 Roma – Le sanzioni economiche alla Russia per la guerra in Ucraina sono destinate a sconvolgere l’economia del paese e la capacità di garantire onorare le scadenze sul debito, avvicinando Mosca a un default tecnico. Secondo Scope, che ne ha declassato il rating, le conseguenze finanziarie della crisi “danneggeranno gravemente le prospettive macroeconomiche di medio periodo, la stabilità finanziaria e le condizioni di investimento già deboli della Russia, determinando un accesso ridotto ai mercati finanziari e dei capitali esteri, maggiori deflussi di capitali, controlli sui capitali, condizioni finanziarie più restrittive e riserve finanziarie ridotte”.

Il mercato azionario russo è chiuso, i fondi hanno sospeso le negoziazioni, gli asset finanziari semi congelati, le spedizioni di merci interrotte e alcuni acquirenti hanno rifiutato perfino il petrolio russo. La situazione della Russia, del resto, era tutt’altro che rosea già prima dell’inizio del conflitto armato. Non solo. Il rublo ieri è sceso per il terzo giorno, scambiando a 104 per dollaro USA alle ore 15.25 e aggiungendo picchi di oltre 109.

“Le sanzioni sugli enti governativi russi da parte degli Stati Uniti, le contromisure all’interno della Russia per limitare i pagamenti esteri e l’interruzione delle catene di pagamento presentano ostacoli elevati per la Russia per effettuare un pagamento di obbligazioni all’estero” ha affermato JPMorgan in una nota, sottolineando che ciò aumenta significativamente la probabilità che il Cremlino sia inadempiente sul suo debito in dollari e altri mercati internazionali.

La Russia ha oltre 700 milioni di dollari di pagamenti in scadenza questo mese, per lo più con un periodo di grazia di 30 giorni, secondo la banca d’affari statunitense. La certezza, purtroppo, è che trascini nel baratro anche buona parte degli affari dell'Occidente, specie quelli delle tante pmi e aziende familiari italiane che - come gli stessi cittadini - hanno molta meno capacità di resistenza e riconversione del business rispetto a major e multinazionali.


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