Messina - La commissione tecnica del ministero delle Infrastrutture ha detto sì al Ponte sullo Stretto, con l'indicazione favorevole su due progetti: a mandata unica, già stoppato nel 2012 dall'ex premier Monti; e a tre mandate, sullo specchio di mare fra Messina e Villa San Giovanni, lungo 3,2 chilometri. Una soluzione anche questa a lungo discussa in passato e ora rilanciata, perché l'infrastruttura sarebbe così meno esposta ai rischi di chiusura legati al vento e avrebbe il vantaggio di arrivare direttamente nel capoluogo siciliano e non nella frazione di Ganzirri.
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Secondo quanto risulta a Repubblica “queste sono le opzioni considerate più fattibili sotto il profilo ingegneristico, dei costi e della sicurezza. Preferite ad altre come il tunnel flottante e soprattutto il tunnel subalveo - cioè sotto il fondale dello Stretto - che necessiterebbe di gallerie di ingresso troppo lunghe”. La relazione finirà ora dal tavolo del ministro Giovannini a quello del premier Mario Draghi e infine sui banchi del Parlamento, che sembra ben disposto verso la realizzazione della grande opera. Il problema, come sempre, sono i soldi: il maxi collegamento, infatti, non è stato inserito nel Recovery plan, che altrimenti sarebbe slittato ancora rimandando l’arrivo dei soldi Ue a chissà quando. L’unica alternativa è quella di concedere il cantiere a società private, che rientrerebbero dei costi con i pedaggi. Sicuramente si sta aprendo un capitolo importante nella secolare storia del Ponte dello Stretto ma, se non è più in alto mare, sicuramente è ancora molto al largo.