Catania - L'energia muove ogni cosa e - se rincara - tutto aumenta di prezzo, anche i beni essenziali come l'acqua: l’oro blu di cui saremmo gonfi nel sottosuolo se non la sprecassimo per strada, seminando pozzanghere dai tubi come un Pollicino. Le bollette dell'energia, naturalmente, lievitano anche per le società che gestiscono il servizio idrico in Sicilia: il loro costo è triplicato negli ultimi mesi.
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"Se il governo nazionale non interviene, non saremo più in grado di garantire questo bene primario". Il primo del settore a lanciare l'allarme è Fabio Fatuzzo, presidente di Sidra, la partecipata che ha in mano il servizio a Catania: "Siamo passati da 400mila euro a 1 milione e 200mila euro al mese" e per il 2022 il costo dell'energia, per l’acqua di tutta l’Isola, salirebbe fino a 60 milioni di euro. Non devono passarsela molto meglio, infatti, anche le aziende che portano l'acqua nelle altre province.
L'Amap di Palermo, l'Ama di Paternò e la Sogip di Acireale hanno già aggiunto la loro voce, denunciando "una situazione insostenibile" e presto se ne aggiungeranno altre: prima che l'Arera aumenti le tariffe all'utenza, sostengono, occorre che Roma le dispensi dal pagare accise e imposte visto che sono enti semi pubblici, non hanno utili e devono tenere i bilanci in pari. L'attesa è per il prossimo decreto che il governo Draghi porterà in aula a giorni.
Per la deputata regionale Angela Foti "un'altra soluzione potrebbe essere un prestito ponte dell'Irfis", che consenta alle società idriche di "spalmare il debito in un tempo più ampio". Ma, dipendendo tutto dall’elettricità e dal gas, nelle prossime settimane i problemi del caro energia riguarderanno pure altri servizi erogati dai Comuni, come le spese per lo smaltimento dei rifiuti e i trasporti pubblici locali. A molte famiglie resterà ben poco in tasca per i consumi.