Ragusa - "Nella mia vita non ho mai avuto un full time, ma non ho mai lavorato meno di 48 ore a settimana – racconta a Repubblica Marco, cuoco e pasticcere di Ragusa -. Durante la pandemia l'azienda per cui lavoravo non ha mai chiuso, ma io ed altri colleghi siamo stati messi in cassa integrazione: il proprietario avrebbe dovuto anticiparla, ma non lo ha mai fatto. Prendevo solo le 170 euro al mese della quota garantita dallo Stato, alla fine sono stato costretto a dimettermi, perché si è rifiutato anche di licenziarmi".
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"D'estate sono stato assunto da un ristorante stagionale – continua -, 700 euro per lavorare l'intera giornata, e l'anno dopo ne offrivano 300 in meno". Non è un caso isolato: "Nella filiera del turismo si annida il 70% delle irregolarità - denuncia Peppe Aiello, di Filcams -, da tempo chiediamo regole più severe e controlli più serrati". Sempre che ci sia la possibilità di farli "perché al momento - aggiunge - l'ispettorato del lavoro serve solo a certificare l'esistente, una riforma è necessaria". E per di più, in tutto il territorio ibleo, sono sottodimensionati.