Ragusa - Più di 21mila cantieri aperti in Sicilia, in quasi 2mila e 500 condomini e in 15mila villette, un giro d'affari che sfiora i 4 miliardi di euro e che sull'Isola fa del settore edilizio quello trainante con 2mila nuove imprese e circa 14mila occupati in più, per un totale che supera le 55mila unità. Eppure, secondo i dati Ance e Sicindustria, solo il 60% ha finito i lavori di ristrutturazione ed è: sos dalle aziende indebitate, per il costo dei materiali che prosegue imperterrito ad aumentare; e allarme dai proprietari degli immobili, per le aliquote che il governo Meloni sembra intenzionato a tagliare. Dal 110 all'80% per le prime case e fino al 50% per le seconde. Dunque, più spese a carico di inquilini e condomini.
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Dalle terze abitazioni in poi, invece, decade ogni agevolazione. Sforbiciate in vista anche per i bonus facciate e barriere architettoniche. Il boom dei bonus edilizi - ritoccati da decine di decreti per arginare le truffe senza frenare la macchina in corsa - rischia insomma di sgonfiarsi lasciando sul campo: ponteggi abbandonati, lavori lasciati a metà, disoccupati senza cassa integrazione, ditte coi cassetti pieni di denaro da riscuotere ma le casse vuote, e un conto salatissimo alle famiglie. Non il massimo per un comparto, quello immobiliare, che nel territorio ragusano stava macinando bene. A rischiare di più sono i proprietari di villette ed edifici unifamiliari che dovranno riuscire a completare i cantieri entro il 31 dicembre, pena la restituzione allo Stato di tutti i soldi, con gli interessi e relative sanzioni.
Lo scenario ideale per le mafie in giacca e cravatta: Cassa depositi e prestiti e Poste Italiane sono usciti dalle cessioni dei crediti d'imposta, le banche stanno esaurendo le possibilità e sui crediti sospesi è allerta speculazione e usura, in cui la provincia di Ragusa primeggia in Italia. Parliamo di fantomatiche società finanziarie non sottoposte ad alcun controllo, che acquistano i crediti ma pagandoli dal 30 al 38% in meno del valore: offrono prestiti alle imprese senza liquidità in attesa che le pratiche sblocchino i contanti, e intanto per mesi incassano gli interessi. Per Sicindustria, l’incombente catastrofe è evitabile solo allungando il periodo su cui spalmare il credito d'imposta ed eliminando alcuni paletti sulle rate annuali.