Ragusa - Gli operatori turistici siciliani si stavano fregando le mani per i discreti affari previsti nel ponte pasquale e gli ottimi pronosticati per l’estate, sopra i livelli pre pandemia, quando anche sul loro comparto s’è abbattuta la mannaia del conflitto ucraino. Finora sull’Isola non sono arrivate tante richieste per la primavera, quanto per il periodo da giugno ad agosto, che si programma ormai con largo anticipo.
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Parlano i dati di Federalberghi sulle prenotazioni, che come mete privilegiano San Vito Lo Capo, Taormina, Cefalù e le Eolie. Il problema, adesso, è quello delle conferme: non per la paura di una quinta ondata Covid ma di un’escalation della guerra tra Mosca e Kiev, che affondi la voglia di viaggiare e di spendere in parte dei consumatori. È comprensibile che tanti cittadini in tempi di guerra, anche se distante, sono più propensi al risparmio, specie se l’evoluzione della situazione è incerta come quella in corso.
Arriveranno anche connazionali, tuttavia gli addetti avvertono il pericolo di una gelata di disdette sulla stagione calda. Questo 2022, attraversato da venti di guerra che spirano fin sul nostro Mediterraneo, doveva essere l'anno del ritorno degli stranieri e sicuramente ne arriveranno da Germania, Usa, Svizzera e Danimarca; più difficilmente dall’Est Europa; quasi impossibile, se continua così, dalla Russia.
I russi sono al decimo posto fra i visitatori stranieri dell’Isola (il 4% del totale) e movimentano un giro d’affari da 200 milioni di euro l’anno che, comunque, a qualche albergatore o ristoratore avrebbero fatto comodo. Un danno più che altro in prospettiva, visto che il bacino ha ampissimi margini di crescita. È ancora presto per dire come andrà, certo il caro vita e il fantasma dell’inflazione peseranno per mesi: saranno vacanze salate.