Esteri Usa

Biden cancella Cuba dai paesi sostenitori del terrorismo. E L’Avana è pronta a liberare 553 detenuti

Il dialogo tra gli Usa e l'isola è stato mediato dal Vaticano. Ma Donald Trump potrebbe revocare la decisione

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Cuba è pronta a liberare 553 prigionieri detenuti per «diversi crimini»: la decisione è arrivata dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato di voler rimuovere l'isola comunista dalla lista di Stati sponsor del terrorismo in accordo con il Vaticano. In una nota inviata al Congresso, l'amministrazione uscente del presidente Usa Joe Biden ha chiesto ufficialmente che Cuba sia cancellata dalla «black list» perché «non ci sono credibili evidenze» che sia attualmente impegnata nel sostenere il terrorismo internazionale: «Sin dall'inizio di questa amministrazione, gli Stati Uniti hanno portato avanti una politica tesa a permettere al popolo cubano di decidere liberamente il proprio futuro, promuovendo il rispetto dei diritti umani: è con questo spirito che oggi abbiamo preso diversi provvedimenti per sostenere i cittadini cubani, in accordo con la Chiesa cattolica sotto la leadership di papa Francesco», ha annunciato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, confermando le indiscrezioni di stampa delle ultime ore.

Anche il ministero degli Esteri cubano ha confermato in un comunicato che la decisione del rilascio dei prigionieri, che sarà effettuato «gradualmente», è arrivata dopo un negoziato con la Chiesa cattolica. La nota riporta anche che nei primi giorni di gennaio il presidente
cubano Miguel Díaz-Canel ha scritto una lettera a papa Francesco in cui lo informava della decisione di «concedere la liberazione a 553 persone condannate per vari reati». Washington ha fatto un passo nella «giusta direzione ma il blocco rimane», ha aggiunto il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez, riferendosi all'embargo statunitense contro l'isola in vigore dal 1962. 

La decisione di Biden verrà probabilmente revocata dal suo successore Donald Trump: il tycoon aveva reinserito Cuba nella «black list» l'11 gennaio del 2021, quasi al termine del suo mandato, bloccando il precedente disgelo avviato da Barack Obama. Il tycoon aveva citato tra le motivazioni il sostegno di Cuba al leader venezuelano Nicolas Maduro e il suo rifiuto di estradare i ribelli colombiani in Colombia. A lanciare il primo avviso è stato il senatore Ted Cruz, della commissione Esteri del Senato: «La decisione odierna è inaccettabile nel merito. Il terrorismo promosso dal regime cubano non è cessato. Lavorerò con il presidente Trump e i miei colleghi per invertire immediatamente e limitare i danni derivanti dalla decisione». 

Secondo un comunicato della Casa Bianca, Biden rinuncerà anche a una parte del cosiddetto Libertad Act, che è alla base dell'embargo statunitense: ciò significa che i cittadini che vantano diritti su beni confiscati a Cuba non potranno più intentare causa nei tribunali americani contro persone che potrebbero «trafficare» in tali beni. Nella nota si aggiunge che Biden sta annullando la politica dell'era Trump ribattezzata «National Security Presidential Memorandum 5», che pone fine alle restrizioni sulle transazioni finanziarie con alcune entità cubane. 

Nessuna reazione per ora dal team per la transizione di Trump né dal segretario di stato designato Marco Rubio, la cui famiglia lasciò Cuba negli anni '50 prima che la rivoluzione comunista portasse al potere Fidel Castro, paladino delle sanzioni contro L'Avana. Cuba si era già detta pronta al «dialogo» con la nuova amministrazione americana: lo aveva confermato il presidente Díaz-Canel settimane dopo la rielezione di Trump.


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