Londra - Una nuova speranza per le donne affette dal tumore al seno arriva dal Regno Unito. Il Servizio sanitario britannico ha dato il via libera all’uso del capivasertib, un farmaco innovativo in grado di rallentare la progressione della malattia. Il medicinale agisce bloccando una proteina che favorisce la moltiplicazione incontrollata delle cellule tumorali, allungando la vita delle pazienti affette da carcinoma mammario Hr-positivo Her2-negativo e offrendo un'alternativa alla chemioterapia. La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità scientifica, che l'ha definita un “punto di svolta”, in particolare dall’Institute of Cancer Research di Londra. Il trattamento, già approvato a livello europeo, potrebbe presto diventare un’arma fondamentale anche in Italia: è già stato autorizzato dall'Aifa.
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Il farmaco permette di allungare la vita delle pazienti affette da carcinoma mammario Hr-positivo Her2-negativo. La forma Hr-positiva Her2-negativa rappresenta la maggior parte dei casi di tumore al seno e colpisce migliaia di donne ogni anno. Il capivasertib agisce bloccando una proteina che favorisce la moltiplicazione incontrollata delle cellule tumorali, offrendo così un’alternativa alla chemioterapia. Questo aspetto è particolarmente significativo per le pazienti in fase avanzata, che spesso hanno poche opzioni terapeutiche e devono fare i conti con effetti collaterali pesanti. La terapia in pillole, infatti, potrebbe non solo migliorare la qualità della vita ma anche ritardare la necessità di trattamenti più invasivi.
Come funziona in Italia
Dopo l’autorizzazione da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), anche l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato il via libera all’uso del capivasertib. Tuttavia, il farmaco non è ancora rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale: bisognerà attendere che vengano completate le procedure necessarie per rendere accessibile questa terapia alle pazienti italiane. Intanto, l’approvazione nel Regno Unito rappresenta un passo fondamentale nella diffusione del trattamento e un segnale forte per la comunità medica europea.