Giudiziaria Piazza Armerina

“Coprì un prete pedofilo”. Indagato il vescovo modicano Gisana, per falsa testimonianza

Secondo la procura avrebbe favorito don Rugolo, condannato per abusi sessuali

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Piazza Armerina - Il vescovo di piazza Armerina, il modicano don Rosario Gisana, è indagato per falsa testimonianza dalla procura di Enna. La stessa contestazione è ora mossa al vicario giudiziale della diocesi, monsignor Vincenzo Murgano: falsa testimonianza che secondo l’accusa sarebbe stata commessa nel corso dell’inchiesta e poi del processo che si è concluso con la condanna di don Rugolo. Lo riporta oggi Repubblica. 

I giudici di Enna avevano condannato il prete pedofilo Giuseppe Rugolo e hanno poi accusato il monsignore per avere «omesso qualsivoglia iniziativa a tutela dei minori, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione».  

Dopo un nuovo esposto della parte civile, la procura oggi diretta da Ennio Petrigni vuole adesso approfondire la posizione dell’alto prelato e del suo collaboratore. Così, nei giorni scorsi, i pubblici ministeri hanno firmato un provvedimento di chiusura dell’indagine, che è stato notificato dalla squadra mobile. Adesso, monsignor Rosario Gisana e don Vincenzo Murgano hanno trenta giorni di tempo, per chiedere di essere interrogati o per depositare memorie. 

Il tribunale che nel marzo scorso ha condannato don Rugolo a 4 anni e 6 mesi, per tentata violenza sessuale, ha dichiarato “responsabile civile” la Curia di Piazza Armerina, ovvero anche la Chiesa verrà chiamata a pagare il risarcimento nei confronti del giovane molestato. La sua denuncia, alla squadra mobile, è arrivata dopo 12 anni dalle violenze, nel 2020. 

Con Gisana il giovane aveva parlato nel 2018, il vescovo aveva aperto una “investigatio previa”: il procedimento, dopo essere approdato al tribunale ecclesiastico, era stato inviato alla Congregazione, oggi Dicastero, per la dottrina della fede, che però non si era espressa per difetto di competenza, dato che le violenze sarebbero avvenute quando Rugolo era ancora seminarista. Così, il Dicastero aveva rimandato gli atti al vescovo Gisana, il quale — sostiene la famiglia della vittima — avrebbe offerto 25mila euro in contanti, prelevati dalle casse della Caritas, come “borsa di studio”. Offerta poi ritirata, il giovane aveva infatti chiesto nella causale del pagamento la dicitura “risarcimento danni”. 

Gisana ha pure incassato il sostegno di Papa Francesco: «Questo vescovo è stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto».


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