Padova - Nel mare magnum di chi per due anni si è visto gonfiare il conto corrente dai soldi del Reddito di cittadinanza - leggasi soldi dello Stato - c'era anche chi in garage aveva macchine con cilindrate superiori ai 2000 centimetri cubici e chi dichiarava di essere nullatenente e invece aveva un Cud da 60mila euro. Nei loro confronti, come per altri concittadini residenti nell'Alta Padovana, la Procura ha aperto dei fascicoli d'inchiesta che, nel frattempo, hanno già permesso alla guardia di finanza di recuperare 130mila euro dai portafogli di 17 persone, tra i 25 e i 50 anni, che non avevano titolo di entrare tra i percettori dell'aiuto economico voluto dal governo a trazione pentastellata.
Il setaccio usato dalle Fiamme gialle della Compagnia di Cittadella è quello fornito da una circolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze che ogni anno dà mandato ai finanzieri di verificare se i bonifici (con soldi statali) di ciò che fu il Reddito di cittadinanza siano stati versati a chi ne aveva tutti i diritti. È stato quindi analizzando in maniera certosina le migliaia di nomi di residenti nell'Alta destinatari dell'assegno tra il 2021 e il 2023, che i militari si sono resi conto di 17 posizioni per le quali i conti non tornavano. Su di loro si è quindi concentrata la lente d'ingrandimento degli 007 della Finanza: come prima cosa gli investigatori hanno messo a confronto le dichiarazioni dei redditi quasi tutte autocertificazioni con l'analisi da vicino dei beni dei finti nullatenenti.
Ecco quindi fare capolino situazioni del tutto, o in parte, incompatibili con l'assegnazione del sostegno statale. In un caso una famiglia che dichiarava introiti vicini allo zero, aveva invece una dichiarazione da 60mila euro; un'altra da 15mila euro: cifre, tanto la prima quanto la seconda, che se non escludono i richiedenti, quantomeno limitano l'erogazione del Reddito a cifre minori invece dell'assegno da oltre 1.000 euro che alcuni si vedevano arrivare. Tra i 17 furbetti anche una donna con partita Iva perché titolare di un'attività ambulante di vendita alimentari (cioè un banco di formaggi da far girare nei mercati); ma anche un dipendente a tempo indeterminato di una ditta di trasporti e un lavoratore anche lui con posto indeterminato in una fabbrica della zona.
A far alzare le antenne alle Fiamme gialle anche le posizioni di chi dichiarava di non avere reddito ma per i quali risultava (all'Inps) un datore di lavoro che aveva versato regolari contributi e stipendi nel corso di tutte le annualità esaminate. Senza dimenticare il caso, classico, di quelle famiglie nelle quali una sola persona aveva "a carico" l'intero nucleo, dai familiari senza alcun reddito ai nonni (con pensione al minimo) compresi: uno stratagemma che permetteva all'autore di non vedersi tassato quanto avrebbe dovuto e di poter accedere così alla misura di aiuto al reddito familiare. L'indagine è stata svolta dalla finanza insieme ai tecnici dell'Inps che hanno messo a disposizione dei militari l'intera documentazione su quanti avessero ricevuto il Reddito di cittadinanza. In sostanza il sistema applicato dai furbetti del Reddito era semplice: basandosi su autodichiarazioni non vere in merito alle loro proprietà e alla loro situazione familiare, potevano così accedere al bonifico dello Stato. Indagini che non sono ancora chiuse per quanto riguarda l'ultimo biennio e che andranno avanti anche con l'Assegno di inclusione entrato in vigore a gennaio come sostituto del Reddito.
L'Istat stima che tra Padova e provincia ci siano 14mila persone con un Isee sotto i 6mila euro. Il passaggio dal Reddito all'Assegno ha creato un "buco" nell'assistenza. Dai 3.061 beneficiari del 2022, si è passati ai 1.823 del 2023, questo significa che 1.238 persone sono rimaste senza assistenza economica. Non solo: da un anno all'altro si è ridotto il bonus luce e gas che era arrivato a 96.500 famiglie del territorio, il 26% del totale. Caritas Padova ha fatto anche un'estrazione di dati relativi al primo trimestre 2024 rispetto allo stesso periodo 2023 rilevando l'aumento degli accessi del 6%: possibile conseguenza della chiusura del Reddito di cittadinanza e dell'avvio delle altre politiche di contrasto alla povertà.