Vittoria - Le dinamiche criminali dell’associazione a delinquere riconducile a Cosa nostra operante a Vittoria e in altri comuni della provincia di Ragusa sono stati al centro dell’inchiesta antimafia della Dda di Catania, coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Gabriele Fragalà, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 16 indagati da parte di Carabinieri e Guardia di finanza. Militari del comando provinciale dell’Arma di Ragusa hanno arrestato 12 persone e le Fiamme gialle etnee hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di altri quattro indagati. L’inchiesta, denominata “Fenice” si basa su indagini, dal 2016 al 2023, di Carabinieri del nucleo Investigativo di Ragusa e del nucleo di Polizia economico finanziaria di Catania.
Tra i destinatari del provvedimento c’è Emanuele “Elio” Greco, ritenuto a capo dal gruppo, che, quando era detenuto era guidata da Gaetano Valenti, nominato ‘”referente pro tempore” e inteso “Tano u’ barbiere”. Greco comandava anche da casa dove era ai domiciliari dal 2021, usandola come “base logistica” anche per incontri con i vertici di altre cosche.
Secondo la Dda di Catania, dalle indagini sarebbe emerso che il gruppo «avrebbe perpetrato una serie indeterminata di delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio, e acquisito, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, con particolare riferimento al settore della produzione e commercializzazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli». Per la Procura a «riscontro della sua operatività sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi, inclusi i clan Santapaola-Ercolano di Catania, Nardo di Lentini (Siracusa) e Rinzivillo» di Gela (Caltanissetta)». Il gruppo, contesta la Procura distrettuale etnea, avrebbe anche commesso «azioni intimidatorie nei confronti di pregiudicati di Vittoria per pagare partite di droga fornite da altri clan» che si era rivolti a loro per il «recupero credito». Durante le indagini sarebbero emersi anche «momenti di criticità» con «appartenenti al gruppo che si sarebbero organizzati per compiere azioni di forza con l’uso di armi a danno di pregiudicati vittoriesi, che grazie al tempestivo intervento degli investigatori si risolvevano senza spargimento di sangue».
Il settore della produzione e commercializzazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli a Vittoria, nel Ragusano, era un affare del clan. La cosca guidata da Greco, con i figli Nuccio e Alberto, contesta la Dda, avrebbe avuto «la gestione degli affari imprenditoriali nel settore degli imballaggi, facendo uso degli strumenti propri dell’assoggettamento mafioso e avvalendosi del proprio riconosciuto carisma criminale nell’ambiente della fornitura del packaging per influenzare e condizionare la libera concorrenza». In questo modo, osserva la Procura, si «sarebbero imposti come intermediari bypassando di fatto il provvedimento di sequestro di beni e disponibilità del valore complessivo di 35 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catania, su richiesta della Dda etnea, nei confronti di Emanuele Greco, che aveva riguardato anche svariate società.
«In altri termini – ricostruisce la Dda di Catania – la consorteria criminale, operando con modalità spesso illecite e spregiudicate e interagendo con altri soggetti malavitosi riciclatisi in quel territorio come imprenditori, avrebbe continuato a imporre la propria leadership nell’ambito del lucroso settore del mercato locale, con particolare riferimento alla vendita di materiali e imballaggi per confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, assai fiorente nel contesto territoriale, a vocazione prevalentemente agricola, del comune di Vittoria». Dalle indagini, compiute dal 2016 al 2023, di Carabinieri del nucleo Investigativo di Ragusa e di militari del nucleo di Polizia economico finanziaria di Catania, sarebbe inoltre emersa “la collusione di imprese attive nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi che, grazie alla rete di relazioni di Emanuele Greco, sarebbero riuscite ad approvvigionarsi di carburante di provenienza illecita, così accrescendo il proprio giro d’affari potendo contare sulla competitività derivante da carburanti a basso costo».
I nomi degli arrestati sono: Amore Giuseppe, Francesco Bella, Orazio Mattia Bella, Gianluca Di Natale, Mauro e Roberto Gesso, Raffaele Giudice, Roberto Greco, Emanuele Greco, Nuccio Greco, Eugenio Gulizzi, Giuseppe Licata, Maurizio Piedigaci, Roberto Salerno, Gaetano Valenti, Filadelfo Zarbano.