Pachino - Non credono al suicidio del fratello, avvenuto a Pachino 7 mesi fa. Sono convinte che ci sia qualcosa di poco trasparente sulla fine di Vincenzo Cancemi e adesso con una lettera aperta chiedono al Procuratore Capo della Repubblica, Sabrina Gambino, di fare appurate indagini su quella morte sospetta e si oppongono alla richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero.
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A non rassegnarsi sono le sorelle della vittima, Giusy e Francesca Cancemi che chiedono verità e giustizia per il loro fratello. Le due ragazze scrivono: "Ad alta voce urliamo il nostro dissenso davanti alla decisione del PM riguardo la richiesta di archiviazione del caso, riteniamo che non siano state fatte le indagini in maniera approfondita. Non esiste nessun documento che confermi la veridicità di quel video, nessuna relazione tecnica scritta. Pensiamo che sia ingiusto che il pm non abbia disposto l’autopsia perché ritiene che il video sia sufficiente per il quadro probatorio è altresì ingiusto che si sia addirittura rifiutato di fare copia forense e quindi di fare indagini approfondite su un telefonino appartenente a Vincenzo a causa di uno spinotto ossidato che i NIT non hanno voluto cambiare. Siamo stati invitati a cambiarlo noi, perché se non lo avessimo fatto il pm si sarebbe indisposto e così è stato, perché ci siamo rifiutati di uscire quel telefonino dalla Procura. Una presunta prova, elemento di indagine, volutamente ignorata perché il video era giù sufficiente per concludere le indagini.
Negligenza delle indagini sin dal principio, inquinamento nella scena del presunto suicidio, un medico legale che non arriva, un aggressione da parte di un maresciallo alla famiglia qualche giorno dopo e un'autopsia sempre rifiutata. Quel telefonino non è il solo elemento ignorato nella fase delle indagini.
Nella richiesta di archiviazione del caso presentata, corre la frase: “È appena il caso di precisare, infine, che in presenza di evidenze di tal fatta sarebbe risultato del tutto ultroneo e superfluo (ai limiti della responsabilità contabile) eseguire l’esame autoptico della salma.” Una frase a dir poco vergognosa e non consone ai principi della legalità visto che sono stati ignorati elementi importanti per le indagini perché, il pm sottolinea che c’è un video dove Vincenzo dice di volersi suicidare, un video che non è la risposta scientifica sulla modalità di morte di Vincenzo. Quel 28 aprile abbiamo trovato nostro fratello direttamente in una bara e non lo abbiamo potuto nemmeno toccare. Aveva una lunga ferita sulla fronte, setto nasale gonfio e rotto, graffi sul viso e un ematoma sul fianco sinistro. Nessuno lo ha visto appeso ad un albero, tranne la compagna.
Non sappiamo se è stato drogato, picchiato, se ha assunto farmaci e se davvero si è suicidato. Qualche giorno fa è morto un ragazzo a Pachino, per impiccagione. Per questo povero ragazzo è stata disposta l’autopsia. Chiediamo il perché ci sia stata da parte della Procura questa vergognosa differenza di trattamento, eppure entrambi sembra si siano suicidati per impiccagione.
Perché questa evidente disparità di trattamento da parte della magistratura? Cosa c’è da nascondere? Intanto c’è ancora una mamma che piange da sette mesi il proprio figlio che le aveva detto il giorno prima di morire che il giorno dopo l’avrebbe richiamata. La legge non è uguale per tutti? Questo è un affronto alla giustizia e ai diritti umani, oltre che una vergogna. Ci rivolgiamo alla Procura di Siracusa e alla dottoressa capo Procuratore Sabrina Gambino: Noi vogliamo la verità, noi non crediamo a tutto quello che è stato raccontato sulla morte di nostro fratello e tantomeno a quel video. Dateci l’autopsia quanto prima perché più il tempo passa e più pensiamo che ci sia qualcosa o qualcuno dietro a tutta questa dolorosa storia."