Giudiziaria Vittoria

Omicidio di Angelo Ventura a Vittoria, convalidato fermo di Francesco Lo Monaco

L'indagato resta in carcere, ma si difende

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/03-02-2025/omicidio-a-vittoria-convalidato-fermo-di-lo-monaco-500.jpg Omicidio a Vittoria, convalidato fermo di Lo Monaco


Vittoria - È stato convalidato il fermo di Francesco Lo Monaco, il quarantaduenne vittoriese accusato dell'omicidio di Angelo Ventura, avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 gennaio a Vittoria. Ma Lo Monaco, soprannominato "Cannata", sostiene che a sparare non sia stato lui ma un colpo esploso accidentalmente mentre il fucile a canne mozze si trovava in mano a Ventura. L'arma gli sarebbe scappata di mano, sarebbe caduta a terra e questo avrebbe fatto partire il colpo che avrebbe colpito Ventura alla coscia, portandolo alla morte nel giro di poche ore, nonostante l'intervento di chirurgia vascolare a cui è stato sottoposto.

Lo Monaco già giovedì scorso, durante l'interrogatorio in commissariato, ha raccontato la sua versione dei fatti, assumendosi le responsabilità per ciò che riguarda il possesso dell'arma, ma non per l'omicidio. Il fermo, chiesto dal sostituto procuratore Monica Monego, è stato convalidato dal gip Ivano Infarinato per l'ipotesi di omicidio volontario, detenzione, porto e ricettazione dell'arma e dei proiettili.

Le accuse 

Lo Monaco è formalmente indagato per omicidio volontario, detenzione e porto di arma clandestina con relativo munizionamento e ricettazione. Secondo le ipotesi accusatorie avrebbe colpito Angelo Ventura, 39 anni, con un colpo di fucile all'inguine. Lo avrebbe poi lasciato la notte del 29 gennaio al pronto soccorso dell'ospedale Guzzardi di Vittoria; Ventura per la gravità delle ferite, nonostante un intervento di chirurgia vascolare, è morto la mattina del 30 gennaio. Assistito dal suo difensore, l'avvocato Matteo Anzalone del Foro di Ragusa, Lo Monaco ha risposto alle domande del gip fornendo la sua versione dei fatti.

Secondo la sua narrazione di quanto avvenuto, Angelo Ventura sarebbe andato a casa di Lo Monaco per provare un'arma che Ventura deteneva. I due erano amici. Sarebbe stato Ventura stesso a esplodere i colpi, nel terrazzo, e furono due; nello sparare il secondo, l'arma si sarebbe in qualche modo inceppata e la canna si sarebbe rivolta verso Ventura stesso. Resosi conto della gravità della situazione occorsa all'amico, Lo Monaco sarebbe andato a svegliare un vicino di casa per chiedere aiuto e insieme avrebbero accompagnato Ventura in ospedale. Impaurito dalle conseguenze, per il suo essere gravato da numerosi precedenti, sarebbe poi tornato a casa. Il vicino di casa non risulterebbe indagato.

Attraverso il suo legale, Lo Monaco si è consegnato alla polizia e ha consegnato anche arma, telefoni cellulari e i vestiti che indossava. Già all'atto del fermo, si sarebbe sottoposto volontariamente allo "stub", il tampone che raccoglie le tracce di esplosivo e che serve per verificare se chi si sottopone abbia utilizzato o meno un'arma. Stessa procedura è stata utilizzata per i vestiti indossati da Lo Monaco, materiale che è stato inviato al laboratorio della polizia scientifica di Roma. Secondo quanto riportato dal difensore, Lo Monaco sostiene che, per quanto con una dinamica particolare, si sia trattato di un incidente. "La versione resa da Lo Monaco - sottolinea il difensore, l'avvocato Anzalone - apre degli interrogativi: se era reale l'intenzione di uccidere perchè accompagnare la vittima in ospedale? Ancora, che senso avrebbe organizzare un agguato nella veranda di casa propria in modo da lasciare tracce ovunque? E infine perchè chiedere aiuto a un soggetto terzo in modo da portare a conoscenza di quanto accaduto anche persone fino a quel momento estranee? Gli esiti dello stub, della perizia balistica e della autopsia potranno contribuire a fare chiarezza".


© Riproduzione riservata