Lettere in redazione Scicli

Gioia Cristo Risorto, i portatori più giovani abbiano il senso del peso del gesto

Riceviamo da un nostro lettore e pubblichiamo

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Scicli - Salve Ragusanews,
Da Sciclitano fuori sede, quando posso torno a casa per le feste comandate con un misto di nostalgia e attesa, sapendo che c’è qualcosa di unico che mi aspetta, tra cui: il Gioia. Quella Gioia vera, quella che corre lungo le vene di un popolo intero, che si riflette negli occhi di chi porta, segue, acclama. Quella Gioia che ha fatto della Pasqua a Scicli qualcosa che non si spiega, si vive.

Ma quest’anno qualcosa è mancato.
Non la Vara, non il Cristo, non l’Uomo Vivo, non il rituale. Ma lo spirito! Quello spirito che trasforma una fatica collettiva in danza, sudore in devozione, peso in leggerezza. Non ho visto persone “pazze di Gioia”, ho visto persone che sembravano lì solo per farsi largo, per imporsi, per “fare quello che vogliono” sotto la Vara. E non parlo dei portatori, categoria che rispetto profondamente e alla quale mi sono avvicinato negli anni a dietro. Parlo dei “cagnoli”, di quelli che girano attorno senza ruoli chiari, ma con l’idea di poter fare tutto.
Parlo di chi spinge, urta, travolge, anche chi ha meno forza o possibilità di reagire — magari una persona anziana o inabile, magari un autorità senza portare rispetto a una divisa — come se la festa fosse solo terreno di conquista.
Non scrivo per puntare il dito, ma per porre una riflessione. Perché il Gioia, quello vero, è inclusione, rispetto, condivisione. È un bene collettivo che si difende con l’esempio e con l’educazione, anche nei momenti più concitati. So che l’Associazione Portatori di Gioia ha a cuore tutto questo, e proprio per questo mi rivolgo a voi. Per chiedere che si torni a vigilare su chi e come si sta sotto la Vara. Perché la Vara non è solo un simbolo da portare, ma uno specchio in cui tutta Scicli si guarda.
Facciamo in modo che ci rifletta la parte migliore di noi.
Con rispetto e affetto, un figlio di Scicli che al Gioia ci tiene davvero.


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