Catania - Gentile redazione,
scrivo per raccontare una singolare vicenda di cui sono stato mio malgrado protagonista in una storica libreria con annesso bar di Catania. Ero stato invitato alla presentazione di un libro e armato di carta penna, telefonino e computer mi sono recato all'evento con una serie di aspettative positive.
Ascolto la presentazione del testo, l'autore recita alcuni passi del libro e mentre mi godo la serata mi accorgo che nelle due stanze accanto vi è un bar dove è possibile sorseggiare un buon bicchiere di vino. I miei amici, con un calice in mano e alcuni stuzzichini sul tavolo, mi invitano a sedere al tavolo con loro e approfitto della loro ospitalità per prendere alcuni appunti al computer sulle cose dette durante la presentazione del libro.
Bene, mi raggiunge uno dei baristi dicendomi che la policy del locale mi impedisce di usare il computer dopo una certa ora all'interno del bar. Ignora, il barista, che avendo partecipato alla presentazione del libro che la libreria annessa al bar ha appena fatto ho necessità di scrivere le cose che il giornalista e scrittore siciliano ha appena enunciato nel suo intervento.
Chiudo il computer e lascio il locale del centro storico. Mi resta l'amarezza per il pregiudizio tout court che alcuni hanno verso la tecnologia. Forse sarebbe stato più fricchettone aprire una moleskine, lasciarsi trasportare dai fumi dell'alcol e assumere la posa bohemiene dell'intellettuale, piuttosto che quella entusiasta di una persona che voleva scrivere dell'evento. Se non sei comunista e fricchettone non ti vogliono. Pazienza.
Chiudo: la foto di riferisce al marciapiede dove mi sono messo a scrivere per appuntare le note sulla presentazione del libro.