Lettere in redazione Perugia

Lettera a Franco Battiato

Ci scrive una lettrice di Ragusanews, Emmanuela Zappitelli

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/30-05-2021/lettera-a-franco-battiato-500.jpg Lettera a Franco Battiato


Perugia - Caro Maestro,
Ti scrivo così, dandoti del tu, perché ti conosco da una vita e da una vita accompagni le mie giornate e dai luce a tanti dei miei pensieri. Oggi non è più costume afferrare la penna e lasciarsi guidare dalle emozioni per aprire il cuore a qualcuno, ma è quello che io vorrei fare, pensandoti.

Tu non mi hai mai conosciuto, ma non c'è ricordo, bello o brutto della mia vita, che non sia stato solcato dalla tua musica e dalle tue parole. Sei stato una colonna sonora costante e mai ingombrante delle ventiquattro ore che scandiscono il giorno.
Penso alla mia infanzia, quando mi svegliavo la mattina ed era già pronto il latte caldo fumante e le braccia accoglienti di mia nonna ad attendere il mio arrivo per la colazione; allora non sapevo nemmeno leggere e scrivere, ma avevo imparato ad azionare la musicassetta o il CD, e così ecco che magicamente quel tasto diventava uno strumento che permetteva alle mattonelle della cucina di colorarsi delle "sirene di Ulisse"; mi sembrava vederle nuotare intorno a me nel loro luccichìo marino, mi sembrava di udire il loro canto in quel frammento di pochissimi secondi di "Sentimiento Nuevo" in cui il ritmo della musica si allenta per evocare la loro voce melodiosa. Immagino tuttora, riascoltando la canzone, una meravigliosa oasi nel deserto che dà sollievo ad un assetato, di acqua, amore o affetto; vedo chiaramente le fresche palme verdi fare irruzione nella sabbia rovente.
Come non pensare a me seduta sui banchi della terza elementare. Ricordo vividamente quel giorno in cui la maestra era intenta nella spiegazione della lezione di geografia ed io mi interrogavo su cosa potesse significare "rinviare un suicidio". Ovviamente non ne avevo idea, ma quella canzone, i suoi archi, i suoi cori, erano lì, di fronte ai quadratini neri della lavagna, a impreziosire i miei dubbi della lezione e forse già della vita.

Come dimenticare l'estate della mia pubertà in cui mi lasciavo cullare da "Bist du bei mir" , che per me era diventata una fresca ballata "sull'orlo del precipizio", che lasciava il posto a momenti alterni alla tua voce che interpretava "Hei Joe" in uno stile senza tempo, quasi rarefatto... quella cover era diventata per me una sorta di bene materiale, tangibile, come se la musica avesse preso forma e potessi toccarla e afferrarla.
Eri con me anche negli afosi pomeriggi di luglio, quando abbassavo la serranda e vedevo sul soffitto riflettersi infinite linee parallele ..."spiragli contro il soffitto, e qualche cosa di astratto si impossessava di me".
Da più grandicella sentivo la mia mente accendersi come "il fuoco incandescente del vulcano" cantando a squarciagola "Siamo solo di passaggio!!"
E come non pensare ai pomeriggi da bambina da sola in salotto a improvvisare una danza silenziosa immaginando di sorseggiare un thè al "Caffè de la paix"?
Gli esempi che potrei mostrarti della "tua presenza" sono tanti, infiniti, e credo che come me anche centinaia di migliaia di altre persone siano pronte a raccontare la stessa storia.
La stessa storia , di ogni tuo ascoltatore, che correva "con la biga nei circhi" e fu pure "un'ape delicata", o "il gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno".
Non devo nemmeno sforzarmi perché affiori come un'istantanea il ricordo di quei pomeriggi all'Università in cui tra un esame e l'altro capivo che "l'immagine che avevo di me non coincideva più con quello che realmente ero" e mi inerpicavo nel labirinto della mia "personalità empirica".
Come ti dicevo, caro Maestro, le prove della tua presenza nel mio "transito terrestre" potrebbero essere elencate per giorni e giorni, e quindi colgo l'occasione per ringraziarti di ogni istante, e dirti arrivederci, perché se è vero che "noi non siamo mai morti e non siamo mai nati" molto probabilmente ora sei tornato a "volare lieve nei Giardini della preesistenza" e ti addormenterai "sopra i gelsomini".
Spero che questa lettera sia letta anche da altre persone affinché possano riempirla con i loro ricordi, in questo momento in cui ci troviamo quasi in "una quiete dopo un addio".
Perché il tuo lascito ha come beneficiaria l'umanità e si rinnoverà ogni giorno, insieme all'Uomo.

Grazie Maestro
Una tua fervida ascoltatrice,


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