Modica - Il 14 dicembre scorso alle ore 17.00 nell’ex convento di Sant’Anna a Modica è stato inaugurato e presentato al pubblico l’allestimento delle mummie rinvenute quasi 25 anni fa nella chiesa convenutale. Curiosamente, la partecipazione all’evento era limitata ad invito e nel lancio effettuato sui canali d’informazione venivano citate appena marginalmente le precedenti ricerche scientifiche sui corpi, qualificate come “studio preliminare”.
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Occorre precisare che le mummie naturali di Sant’Anna erano già state sottoposte ad uno studio antropologico e paleopatologico – per nulla preliminare – nel 2016. Lo studio multidisciplinare fu eseguito da un nutrito gruppo di specialisti medici e non medici, diretto dall’archeologa Valentina Pensiero di Scicli e dall’anatomopatologo Luca Ventura, aquilano di origini sciclitane, su richiesta dell’Ente Autonomo Liceo Convitto, proprietario delle mummie. Le spese dell’intero intervento furono sostenute dagli studiosi stessi, senza alcun onere economico a carico del Liceo Convitto o di altri Enti Pubblici. Dopo la fase iniziale dello studio, le indagini sono proseguite negli anni e non ancora concluse. I dati archeologici, antropologici, paleopatologici e di storia del costume furono resi noti il 13 giugno 2019 in una conferenza organizzata proprio presso l’Ente Liceo Convitto.
Da un punto di vista prettamente scientifico, i risultati ottenuti nel corso di tali ricerche sono stati presentati ai congressi nazionali di anatomia patologica di Genova nel 2016 e di Napoli nel 2017, al congresso della società polacca di anatomia patologica tenuto a Lublino nel 2019 e al Congresso Europeo di Patologia di Firenze nel 2024. Sulle mummie di Sant’Anna abbiamo inoltre pubblicato diversi contributi su testate scientifiche internazionali – quali Pathologica, Polish Journal of Pathology e Journal of Bioarchaeological Research – mentre altri sono in via di pubblicazione presso altre riviste del settore. I dati divulgati, con qualche imprecisione, dalla stampa (datazione dei corpi, ferita toracica, ecc.) erano già presenti nero su bianco proprio in codeste pubblicazioni.
Le indagini da noi effettuate, di tipo completamente conservativo, furono basate su ispezione esterna ed approfonditi rilievi radiologici tramite radiografia digitale e tomografia computerizzata (TC). L’acquisizione delle immagini TC ha consentito al personale medico specializzato nel settore di eseguire delle vere e proprie autopsie virtuali, che hanno consentito di evidenziare malattie come la tubercolosi polmonare (in entrambi i soggetti), la calcolosi della colecisti e l’artrosi nel soggetto più anziano e altri dettagli interessantissimi quali uno pneumotorace terapeutico sempre nel soggetto anziano. Tale intervento potrebbe esser stato effettuato per curare la pneumopatia proprio a Modica nell’ospedale Campailla. Se confermata, l’ipotesi potrebbe retrodatare di circa un secolo la procedura introdotta da Carlo Forlanini nel 1882, che guarì tanti pazienti tubercolotici. La virtopsia ha inoltre permesso di visualizzare in maniera sorprendente organi interni come l’encefalo (che risulta perfettamente conservato) senza alterare i corpi in nessun modo.
Fatte queste doverose premesse, liquidare come “studi preliminari” la gran mole di lavoro svolta appare poco riguardoso nei confronti degli studiosi in esso coinvolti, sia nelle strutture ospedaliere di Modica e Scicli che nelle Università di L’Aquila e di Bologna. Così come risulta sconcertante che chi ha dedicato tempo, risorse ed attrezzature allo studio sulle due mummie modicane venga messo da parte senza alcuna motivazione. Lo studio da noi già effettuato sulle mummie di Sant’Anna, già particolarmente documentato ed esaustivo, può certamente essere integrato da ulteriori indagini, ma si spera di non dover assistere all’ennesimo caso di “cannibalismo scientifico”, tanto frequente nell’ambito della ricerca sui resti umani antichi.
Prof. Dott. Luca Ventura