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Anna Possi, la barista più anziana d'Italia compie cento anni. Un milione di caffè serviti

«Sono sempre attiva, mangio poco e tengo aperto il bar ogni giorno»



Novara - «Cento anni? Ah beh, sì, un bel traguardo. Ma io, davvero, non so mica come sono riuscita ad arrivare a questa età. Cento anni… neppure me li sento!». Anna Possi non solo è ufficialmente nella lista dei centenari e delle centenarie piemontesi. Soprattutto è la barista più anziana d'Italia con alle spalle 65 anni trascorsi dietro al bancone del suo locale. È il Bar Centrale di Nebbiuno, in provincia di Novara, che nel giorno del suo centesimo compleanno (16 novembre) è in piena festa. «Da questa mattina tantissime persone sono venute a farmi gli auguri. Non si tratta solo dei clienti del posto, c’è anche chi è arrivato da fuori. Questo affetto mi fa un enorme piacere. La torta? No, non l’ho mangiata. Ma io, in verità, mangio sempre poco. Insomma, quanto basta». 

Un milione di caffè serviti
Anche se è la sua giornata, la signora Anna non ha nessuna intenzione di starsene con le mani in mano. Saluta, ringrazia chi entra nel bar con un dono in mano e non rinuncia a chiedere: «Caffè? Cioccolata? Cosa posso offrirvi?». Tra una chiacchiera e l’altra, qualcuno prova a fare il conto dei caffè serviti in tutti questi anni. C’è chi azzarda il milione e chi sostiene che, senza dubbio, sono molti di più. «Non ne ho idea – confessa lei -. E poi le approssimazioni non mi piacciono. I calcoli vanno fatti con precisione. Avrei dovuto iniziare a contare i caffè a tempo debito». La signora Anna è fatta così: precisa, attenta alle carte e anche alla Borsa, che controlla ogni mattina. «È una mia passione. Mi alzo presto, apro il bar e non dimentico mai di controllare le quotazioni». 

Nata a Vezzo (Verbano Cusio Ossola) nel 1924, i suoi genitori avevano una trattoria. Ha iniziato a darsi da fare presto perché poi è arrivata la guerra e lei aveva una famiglia da aiutare. Ricorda la polenta che veniva preparata in casa per i partigiani e ha memoria di suo padre che veniva nascosto sotto il fieno da sua madre. Dopo il ’45 ha trascorso un periodo a Novara e a Genova, sempre a lavorare nel settore della ristorazione. «A me questo mondo piace perché ho contatto con la gente – dice -. Mi è sempre piaciuto questo: chiacchierare, trascorrere il tempo con le persone. Così la giornata mi vola. Arrivo alla sera che non sono nemmeno stanca». 

Lucidissima, autonoma, forse la socialità è tra i segreti della sua longevità. E poi c’è l’alimentazione: mangia un po’ di tutto ma non esagera mai, né a pranzo né a cena. Anche se, a dire il vero, qualche vizio ce l’ha pure la signora Anna: «La limonata gassata è l’unica bibita che amo. Ogni sera ne prendo una lattina e me la porto a letto. L’appoggio sul comodino e, quando mi va, ne bevo un sorso». 

Nel giorno del suo compleanno il Bar Centrale è affollato. E sembra quasi (quasi) di tornare ai tempi d’oro, quando a Nebbiuno c’era il Milan in ritiro e nel locale i giocatori si prendevano una pausa. «Eravamo il bar più moderno della zona, moltissimi ragazzi passavano il pomeriggio qui. Poi avevamo il juke-box, il flipper e anche un altro gioco che non ricordo come si chiamava. Erano gli anni Settanta». Migliaia le persone che sono passate, in tutti questi anni, dal Centrale. Anna le ha sempre salutate con garbo: «Sia i clienti storici che quelli da un caffè al volo e basta, mai più visti. In tutto questo tempo ho imparato a riconoscere subito i tipi di persone che mi trovo davanti. Apprezzo in particolare le persone semplici, genuine, poco sofisticate, con le quali è un piacere trascorrere del tempo».


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