Roma - Caterina Guzzanti (1976, Roma) ha avuto il coraggio non solo di parlare di un argomento ancora troppo spesso considerato un tabù, ma di farlo diventare un intero spettacolo. E non uno a caso: il suo primo testo di prosa e la sua prima regia. "Secondo lei" è una indagine profonda della coppia, intesa pubblicamente come dimensione preferibile anche quando porta dolore e senso di inadeguatezza se non distanza, perfino fisica. Rapporti bianchi, che rapporti non sono forse più, ma che resistono comunque. Lo ha fatto in una intervista al Corriere della Sera.
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«Mi interessava approfondire la fragilità che unisce certe coppie e affrontare, dal punto di vista femminile, il macro tema dell'incomunicabilità, che deriva poi dalla paura di ferirsi, di fare del male all'altro e di farsi del male. Tutto nasce dalla mia sempre maggiore consapevolezza di quanto si difficile stare insieme laddove non ci si sente visti, quando ci si sente più soli con altri che quando si è soli veramente».
«A me è capitato di provare quella sensazione di scomparire in presenza dell'altro e di ritrovarmi solo quando uscivo dalla stanza in cui c'era anche lui. Eppure ci sono molte coppie che vivono così. Quindi mi sono chiesta perché non ci si riesce a liberare di un dolore. In nome di cosa lo si fa? Lo facciamo ancora in nome della coppia? Ma ha senso tentare a tutti i costi di tenere insieme qualcosa che insieme non ci sta più? Come unire due calamite al contrario?».
«Quando è successo a me, mi sono sentita sporca. Spiace dirlo, ma è ancora forte la percezione che la donna non debba chiedere di avere un rapporto fisico, perché deve essere sempre desiderabile e desiderata. E quindi se non succede, spesso si tace. Io ho sopportato, ma fino a quanto bisogna farlo in una situazione in cui non si è felici per la mancanza di contatto fisico?». Nel suo spettacolo, quindi, ha messo tutto questo.
«Sì, per indagare anche quel silenzio che si crea di fronte alla mancanza del desiderio maschile e come viene affrontata da una donna che convive con una non risposta dell'uomo che è al suo fianco. Poi, aggiungo, gli uomini non vogliono parlare quasi mai di questa cosa, sfuggono in tutti i modi».
E quindi che succede, alle donne?
«Ti senti responsabile. E non più attraente. Ti vai subito a specchiare e a controllare. Inoltre sai che non ne devi parare e se parli fai peggio. In modo quasi ancestrale torna a farsi sentire quella vocina che ha addestrato noi donne a fare finta di niente e aspettare pazientemente».