Roma - Accadde il 14 ottobre 2022. Un appunto dice tutto: “Giorgia è supponente, prepotente, arrogante e offensiva”. Erano parole scritte da Silvio Berlusconi.
Erano le 11.30 di giovedì al Senato. Liliana Segre aveva appena finito di parlare. I senatori dovevano votare per eleggere il nuovo presidente dell'aula. Il centrodestra era spaccato. Quelli di Forza Italia avevano deciso di uscire dall' aula e Silvio Berlusconi aveva appena mandato al diavolo Ignazio La Russa, il candidato del centrodestra. Forza Italia non lo voleva votare. Berlusconi, che in mattinata aveva incontrato Giorgia Meloni, appuntava la sua rabbia su un foglietto. Scrivendo: "Giorgia Meloni, un comportamento supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo. Nessuna disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d'accordo".
L'ultimo punto è cancellato con un tratto deciso della biro nera, come se Berlusconi si fosse improvvisamente reso conto che non c'è niente da ridere. Sperava di trovare nella premier in pectore una riconoscenza di cui non c'è ombra, considerandosi uno dei suoi padrini politici. Contava su una deferenza che lei non ha mai mostrato, a differenza di Salvini, molto più propenso a rassicurarlo. Era convinto, l'ex Cavaliere, che sarebbe bastato chiedere, per ottenere. Forse pensava addirittura che vista la sua esperienza, la sua storia, il suo passato, la sua leadership, avrebbe - in qualche modo - comandato ancora.
Poco dopo La Russa fu eletto con 116 voti, col soccorso rosso dell'opposizione. Per Berlusconi fu uno smacco.