Genova - Nato il 23 settembre 1934 a Monfalcone.
Gino Paoli compie novant’anni. Un traguardo, forse inaspettato. Anzi sicuramente. Oggi si descrive ancora come . «un ragazzo solitario che cercava un modo di esprimersi e sentirsi libero». E il modo, lui, l'ha trovato. Si definisce un generoso e una persona che non porta rancore. Una sua canzone che lo definisce alla perfezione? «"Una lunga storia d'amore”, perché parla della mia provvisorietà. Non sono mai stato definitivo in nulla. Non so cosa farò domani, quanto starò ancora con Paola, quanto mi rimanga da vivere. Non puoi dare una logica al corso della vita. Le situazioni ti arrivano addosso e basta». Al Secolo XIX confessa di essere ancora un uomo di passioni, non riflessioni perché «mi sono sempre appassionato a tutto ciò che vivevo. Però lo sono più adesso, perché la vecchiaia offre il vantaggio di accorgersi di tutto». Ormai «sono quasi due anni che non canto in pubblico. Però non ne sento proprio la mancanza».
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Non la pensa così sua moglie. «Paola mi ripete che ne avrei bisogno. E nel mio mestiere certi aspetti, come il rapporto con il pubblico, sono irrinunciabili». Una moglie a cui Gino è legatissimo: «In realtà non mi piace la solitudine. Posso recludermi anche per un mese ma solo perché so che è vicina a me». Il mondo di oggi non piace a Gino. Per niente: «Siamo circondati da cattiveria, arroganza e presunzione». Gino Paoli crede in Dio? La risposta fa credere di sì: «Non lo so ma ci parlo continuamente come se fosse un vecchio nonno. Fra l’altro somiglia un po’ a mio padre. Mi sono fatto l’idea che lassù accolga solo persone piacevoli, di compagnia, intelligenti e con un bel senso dell’umorismo. I cattivi invece li lascia qui».
Dio lo chiamerà solo quando lo vedrà davvero stanco. Questa la sua convinzione. «Quando rivedrò Luigi Tenco - racconta ancora al Secolo XIX - gli dirò che ha sbagliato. Ma come? Con la sua testa, l’intelligenza, cos’ha combinato?». Ma quello che avrebbe fatto Tenco, lui l'ha fatto: si è sparato: «L'ho fatto perché da questo mondo mi sembrava di aver già avuto tutto. Cos’altro avrei potuto desiderare?». Intanto da tempo organizza con i pochi amici rimasti la cena dei sopravvissuti all'osteria di Don Gallo. «Così ci protegge». Intanto lavora per un nuovo album, l'ultimo: «Ho cinque, sei canzoni in cantiere. Quando le avrò finite, si vedrà. Però più invecchio, più divento pigro. Per Baudelaire, Bernard Shaw e non so quanti altri scrittori, la pigrizia è un fatto positivo. Confermo. Non so organizzarmi, per fortuna c’è Paola».