Roma - Leo Gullotta, nato a Catania 78 anni fa, ultimo di sei figli.
«Sono cresciuto in un quartiere popolare, papà pasticcere ci ha mandati tutti a scuola. Era un operaio, fu lui a portare la Cgil a Catania, per questo sono cresciuto attraversato da principi civili e sociali. Papà ha iniziato a ripetermelo quando avevo 4 o 5 anni ed è andato avanti per parecchio tempo: devi rispettare tutte le persone che hai davanti». Così oggi Leo Gullotta sul Corriere della Sera.
Nel 1995 rivelò di essere omosessuale. «Ero alla conferenza stampa di presentazione del film di Christian De Sica “Uomini, uomini, uomini”, storia di quattro omosessuali borghesi. A un certo punto un giornalista mi chiese se ero omosessuale. Risposi: Sì. Perché? Mi dica. Rimase zitto. Ma tutto questo fece molto scalpore. Oggi abbiamo fatto qualche passo avanti per fortuna».
«Fino ai 30 anni ho vissuto una vita eterosessuale, poi ho capito che la cioccolata non mi piaceva più: desideravo la crema, e così ho fatto».
Leo Gullotta e Fabio Grossi insieme nella vita e sul palcoscenico
Papi e Pier Carlo sono due uomini ormai di una certa età, vivono insieme da circa 40 anni, svolgono la propria esistenza nella loro casa con tranquillità e serenità, si amano, si rispettano, fino a che un giorno arriva “la pioggia” e la loro vita ideale viene stravolta. Perché: “In ogni vita la pioggia deve cadere”. Così per Leo Gullotta e Fabio Grossi in scena.
Scritta e diretta da Fabio Grossi, la storia di Papi e Pier Carlo è una storia bella ma triste. Anche se, per Leo Gullotta, «questa non è un storia triste, è una storia di tutti i giorni, raccontiamo quello che accade in qualsiasi casa, raccontiamo la vita di due uomini, quella vita che tutti vorremmo fosse lieta e gioiosa ma in ogni vita la pioggia deve cadere e arriva la morte». E aggiunge: «Questo è un momento di riflessione sul valore della vita, sulla morte, sull’importanza dell’amore, Amore con la “a” maiuscola, che significa rispetto, gioco, fantasia, unione, spazi, gioiosità. Diamo al pubblico la possibilità di riflettere su tutto questo e riflettere anche sui diritti». Ed è proprio dalla necessità di affermare i diritti, quei diritti che negli anni Novanta, epoca in cui è ambientata la vicenda, erano ben lontani dall’essere riconosciuti, che nasce l’idea della storia, come spiega Grossi. «La nostra adesso si chiamerebbe una famiglia arcobaleno, un termine coppie di persone dello stesso sesso con figli adottati o avuti con fecondazione assistita, ma alla fine degli anni Novanta questo non era possibile, con il mio spettacolo volevo far capire quanto si è combattuto per far valere questi diritti, volevo far comprendere ciò che tutti i movimenti hanno combattuto per i propri diritti». Compagni sul palco e compagni nella vita da 43 anni, Leo Gullotta ha sposato Fabio Grossi nel 2019. Un amore, il loro, nato nel 1980 e cementato anche dalla collaborazione professionale. L’attore, doppiatore e cabarettista catanese, infatti, volto noto del Bagaglino, nella sua lunga carriera che l’ha visto protagonista al cinema, in teatro e in televisione, ha condiviso con Grossi ben 13 progetti artistici. Perché lavorare con Grossi, dice Gullotta, è «gioioso, stimolante, intelligente».