A questo secondo lockdown "light" non ci siamo fatti cogliere impreparati come a marzo, quando il tempo per decidere era veramente poco. Molte coppie si trovarono davanti ad una scelta: continuare a vivere separati o andare a convivere? Alcuni rimasero "incastrati" in una relazione che stava per finire ancora prima della quarantena e altri, presi dai bollori delle prime uscite (e forse anche dalla paura di una solitudine senza fine certa) decisero di trasferirsi nella casa del nuovo congiunto. In pochissimi giorni i veli che nascondono i difetti vengono rimossi: non c'è scampo. Tutte le carte scoperte: tuta, calzettoni, maglioni infeltriti. Pigiami!! Ma adesso che sappiamo cosa ci aspetta e abbiamo meditato per tempo sulla soluzione più serena per affrontare questa seconda ondata, anche il guardaroba dev'essere altrettanto adeguato e organizzato.
Iniziamo quindi dalle basi della buona convivenza: in medio stat virtus. Tra il pigiama con i pinguini di Bridget Jones e la camicia bianca di lui del giorno dopo (ma davvero ci sono donne che la indossano? Cercasi testimonianze per sfatare questo cliché cinematografico), esiste un grande trucco per mantenere una parvenza di dignità senza rinunciare alla comodità: il pigiama palazzo.
Il pigiama per andare... in spiaggia!
Coco Chanel passeggia con Serge Lifar indossando una propria creazione di pigiama, anni '20
Grande invenzione dalle origini antichissime, il termine deriva dall'hindi "pajama" o "paijama", tradotto con "coprigambe". E' il costume nazionale di indù e persiani. Giunge in Occidente quando gli inglesi colonizzano l'India e a fine Ottocento adottano il completo tunica-pantalone per l'abbigliamento da notte. All'inizio l'uso è esclusivamente maschile, mentre alle donne spettano camicione e sottovesti (di cui ormai sapete tutto. Se così non fosse, potete curiosare qui). Negli anni '20 il pigiama saluta lenzuola e camera da letto per essere sfoggiato sulle spiaggie di Biarriz dalle trasgressive Flapper Girl. Un uso decisamente più divertente.
La responsabile di questa rivoluzione? Coco Chanel e chi sennò! Già dal 1915 Mademoiselle crea bluse di seta e top di jersey da indossare con pantaloni svasati, morbidi e larghi (ispirati a quelli dei marinai), che lei stessa indossa a Deauville e a Biarritz. Nel primo dopoguerra questo stile prende il nome di "Beach Pajama": uniforme ufficiosa delle moderne donne sofisticate e androgine, è talmente in voga che la stazione balneare di Jean-le-Pin ad Antibes viene soprannominata "Pyjamapolis".
Il pigiama party
Barbra Streisand agli Oscar 1969 con un pigiama di paillettes realizzato da Arnold Scaasi
Tutti impazziscono per il pigiama: nel 1933 Daisy Fellowes, Fashion Editor di Harper's Bazaar, organizza per la testata una festa a casa propria, ricevendo gli ospiti (e che ospiti) con indosso un pigiama di seta blu pavone che da quel momento prende il nome di "Hostess Pajama". E' la soluzione perfetta tra un look elegante, ma non eccessivo. Anche le attrici del grande schermo lo indossano con disinvoltura (altroché camicia bianca!). Come Claudette Colbert nel film di Frank Capra "Accadde una notte". E non poteva che accadere in pigiama, aggiungiamo noi.
Dopo un breve oblio negli anni '50, quando regnano abiti da cocktail per le feste, baby doll e lingerie da pin up per la notte, il pigiama fa il suo ritorno negli anni '60 più splendido che mai e con un nome tutto nuovo: da questo momento si chiama "Pyjama Palazzo", battezzato così dalla mitica Fashion Editor di Harper's Bazaar Diana Vreeland. Persino l'impeccabile Jackie Kennedy organizza dei pigiama party alla Casa Bianca con le amiche Jayne Wrightsman e Marella Agnelli. Le costosissime creazioni sono realizzate dalla stilista e principessa georgiana Irene Galitzin.
Il pigiama da passerella
Uscita finale di Marc Jacobs alla sfilata FW13 di Louis Vuitton
Dopo diverse interpretazioni, alcune molto colorate (Emilio Pucci), altre più minimal (Halston), negli anni '90 e 2000 il pigiama torna ad essere indossato anche fuori dalla camera da letto. Dolce & Gabbana nel 2009 crea una serie di completi pigiama/vestaglia sia da donna che da uomo, portabili anche per andare a lavoro. E' un nuovo modo di "indossare" lo stile di vita contemporaneo. Nel 2012 Marc Jacobs, alla direzione creativa di Louis Vuitton, presenta una collezione totalmente ispirata all'abbigliamento da notte, dove si intravedono pigiami di seta con stampe floreali, indossati con vestaglie, sandali di velluto e borse di pelo. Lussuosissimi. E' la sfilata Fall/Winter 2013 e Marc Jacobs fa la consueta comparsa finale ovviamente con un pigiama di seta rosso a fiori. Fantastico! Dopo loro, Prada e Gucci hanno e continuano a sfoggiare pigiami portabilissimi dentro e fuori casa.
Ora che sapete come salvare la vostra reputazione durante questo secondo giro di lockdown, perché non date un'occhiata alle nostre proposte nella gallery? Molto chic il pigiama da uomo di Julipet, incantevole quello da donna di For Restless Sleepers. Ma poi questi pigiami potete pure scambiarveli, non ci sono regole rigide! Se invece non vi abbiamo proprio convinto con la storiella sulla genialità del pigiama palazzo (però bisogna metterci un po' di impegno, ne vale la pena!), vi segnaliamo la capsule collection che Tezenis ha realizzato in versione "Casa de Papel". Ve lo concediamo solo perché immedesimarsi in Tokyo o Berlin per una notte è un'esperienza abbastanza intrigante. Fate sonni tranquilli!