Sabrina Salerno (Genova, 1968) ha avuto paura. Come è normale che sia. Ma per fortuna tutto ora è andato per il meglio. «Pensi sempre che a te non possa accadere mai - racconta al Corriere della Sera - Anche se nella mia famiglia tutte le donne avevano avuto un tumore: mia mamma, mia zia, mia nonna. Nessuna, però, al seno». È toccato a lei.
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A settembre ha annunciato a tutti i suoi follower, oltre un milione, che stava per sottoporsi a un intervento chirurgico a causa di un nodulo maligno. Un male scoperto durante una mammografia di controllo. «Da quando avevo 35 anni faccio la mammografia ogni anno, anche se in genere si raccomanda dopo i cinquanta». Ma quella volta l'hanno richiamata per fare la biopsia. «Dopo la diagnosi ho avuto momenti di sconforto profondo. Mentre guidavo l’auto mi dicevo: ora mi sveglio, è solo un brutto sogno. Poi però dentro di me è scattato qualcosa: c’erano mio marito, mio figlio, i miei amici. Dovevo dare un esempio, anzitutto a me stessa. E mi sono aggrappata alle parole di un’infermiera che mi aveva rassicurato: “Non si preoccupi, da queste cose oggi se ne esce”». Però «Quando mi hanno portata in sala operatoria per la quadrectomia: ero in barella e tremavo tutta, non riuscivo più a gestire l’ansia. Ho chiesto subito di farmi l’anestesia».
Giovedì intanto ha ripreso il tour in Francia, dove sono previsti 21 concerti, al termine dei quali, il 9 dicembre, inizierà la radioterapia. E se dovesse ridurre il seno lo farebbe senza alcun problema come racconta ancora a Elvira Serra sul Corsera: «La prima cosa che ho detto, facendo ridere tutti, è che forse era la volta buona per fare l’intervento di riduzione del seno che sogno da sempre. Al di là delle battute, l’estetica in questi casi passa in secondo piano. Per adesso, i medici dell’ospedale di Treviso hanno pensato di farmi seguire un percorso che dopo l’intervento prevede la radioterapia: soltanto per un punto mi sono risparmiata la chemio. Ma ovviamente navigo a vista. E se in futuro avrò una recidiva e sarà necessario, farò la mastectomia».
E in famiglia cosa dicono? «Mio marito, con il solito ottimismo. Mi dice che sono fortunata, e ha ragione. Il mio è un tumore aggressivo, ma ce ne sono di più gravi. Mio figlio è molto razionale. So che la notizia lo ha scosso, ma non lo ha dato a vedere». La paura del male, l'ansia dell'operazione e ora le cure hanno avvicinato nuovamente Sabrina Salerno alla fede: «Ho ricominciato a pregare, ma lo faccio quando sto bene, non quando sto male. Sto leggendo le vite dei santi, come santa Rita. Questo mi serve a capire, me stessa e gli altri. Ora riesco a vedere chi sono i veri amici e chi si informa solo per morbosità». Ma il tumore non è l’esperienza più dura della sua vita: «No. Cioè, sul piano fisico sì. Ma il rapporto con mio padre, che sono riuscita a sistemare pochi mesi prima che morisse, mi ha tormentato per decenni».