Santo Versace compie 80 anni. E ora, dopo tanto dolore, «sto vivendo la stagione più bella. E pensi che di vite ne ho vissute quattro...», racconta al Corriere della Sera. La prima stagione, la più lunga, l'ha vissuta a Reggio Calabria. «Ero il primogenito - ricorda - per un po’ siamo stati da soli io e Gianni. Poi è nata Donatella: i nostri genitori la chiamarono così perché era un dono. Due anni prima era morta la nostra sorellina Tinuccia. Mia mamma pregava e piangeva tutti i giorni: finché non arrivò Donatella...».
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Di quel periodo non si è mai dimenticato che «a sei anni lavoravo con mio padre, spalavo il carbone». Suo fratello Gianni invece «era uno studente creativo, cresciuto in sartoria con mia madre.
Diceva di avere 20 mamme, che erano le sarte che lavoravano con noi: era tutto un “Giannino, Giannuzzo...”. E mentre Gianni cominciava la vita da stilista, Santo era il suo commercialista. «Fui io a trattare il suo compenso da Florentine Flowers, chiedendo 4 milioni, lo stesso di Walter Albini, lo stilista più in auge. Mi dissero di sì: il 4 febbraio del 1972 è partito dalla Calabria. E un anno dopo l’ho raggiunto».
E da qui comincia la seconda stagione. Nel 1976 è nato il marchio Gianni Versace. «Eravamo pieni di entusiasmo - racconta Santo al Corsera - Ci siamo detti: "se abbiamo fortuna faremo meglio di Saint Laurent”. E così è stato. L’unione è stata la nostra forza: Karl Lagerfeld era un amico di Gianni, un genio assoluto, prima con Fendi e poi con Chanel, ma mai per sé stesso». Anni d'oro. «Da una parte c’era Armani, con il suo stile, dall’altra la fantasia di Gianni. Quando Armani perse Sergio Galeotti, che aveva fondato con lui il marchio, si sentì senza un appoggio. Dietro le quinte di Gianni c’ero io». Una volta Gianni gli chiese di cambiare la serratura di casa per chiudere con un fidanzato. «Lo feci. Per lui ero un problem solver: poteva contare su di me. Un creativo non deve avere preoccupazioni». Tra di loro mai un litigio. «Io e mio fratello non avevamo segreti, parlavamo di tutto. Poteva succedere che mi lamentassi per le spese un po’ pazze, come le splendide dimore e i Picasso. Tra le spese pazze anche quelle per le modelle. Poi ricorda al Corriere della Sera che Naomi Campbell «era una sorella, quando litigava con Joaquin Cortès chiamava Gianni in lacrime: ovunque fosse la mandava a prendere da Dario, il suo autista, e la portava con lui nella villa sul lago». Tra le più belle c'era Christy Turlington. «Poi Lady Diana unica: al funerale di Gianni mi tenne la mano per mezz’ora, cercando di consolarmi». La omosessualità di Gianni? «Lo sapevamo da sempre, non ci fu bisogno di fare outing. Ebbe anche delle fidanzate, ma era chiara a tutti la sua omosessualità. La nostra famiglia aveva un’apertura mentale fuori dal comune».
E Donatella? «È mia sorella, le voglio bene. Mi ha inviato 100 rose bianche per il compleanno. In un certo senso le ho fatto anche da padre: nel suo libretto delle giustificazioni del Ginnasio c’era il mio nome e cognome, le firmavo io. Le sono rimasto accanto un po’, oggi mi diverto di più a stare vicino ai fragili con la nostra Fondazione».
Poi arrivò il giorno più tragico: la morte di Gianni. «Uno shock: eravamo a Roma, non ci credevo. Solo quando arrivai a Miami e toccai la sua testa insanguinata mi resi conto di tutto...». E qui ha inizio la terza vita di Santo Versace: «Una vita in difesa: fino al giorno prima discutevamo della fusione con Gucci, dopo il delitto di Miami le banche d’affari ci davano per falliti e dovevamo persino respingere le accuse di mafia». Santo ricorda che per un periodo «nel weekend, andavo nella villa di Moltrasio e dormivo nel letto di Gianni. E di notte ero in preda agli incubi, gridavo: “Gianni spostati”. Avrei voluto parargli il colpo fatale».
Infine la sua quarta vita al fianco di Francesca. «Ci siamo sposati nel 2014 con matrimonio civile e nel 2023 con la cerimonia religiosa e una festa a Casina Valadier. Non credevo più ai sentimenti, dopo che l’ho conosciuta le ho scritto: “Rimetto nel vocabolario la parola amore”. Ha guarito le mie ferite e mi ha ridato la fede: la sera leggiamo il Vangelo del giorno dopo e preghiamo per le anime del Purgatorio. Il sabato pomeriggio in chiesa prima recitiamo il Rosario, poi ci confessiamo e partecipiamo alla Santa Messa».