Attualità Modica

I 150 anni del Boccone del Povero

Risvegliare la carità sopita nella città

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/25-12-2016/anni-boccone-povero-420.jpg Il boccone del povero


Modica  - Con una concelebrazione eucaristica nella cappella della Madre della Misericordia, posta al centro della Casa del Boccone del povero, e un’agape fraterna anche a Modica si è aperto il Giubileo per i 150 anni dalla fondazione del Boccone del povero da parte del Beato padre Giacomo Cusmano, medico e sacerdote palermitano che già a fine Ottocento pensava che la carità è condivisione:(il boccone del povero è la parte di pietanza che si mette da parte e si porta al povero visitandolo. Occorre, per questo, coinvolgere la città «risvegliando – amava dire padre Giacomo – la carità sopita». All’omelia don Gianni Donzello, economo della diocesi e vicepresidente della Fondazione Madre Teresa di Calcutta, ha ricordato come l’intesa iniziativa caritativa di Padre Giacomo era sempre negli orizzonti della paternità di Dio e della valenza eucaristica di ogni gesto di dono, senza i quali la carità scade ad attivismo e perde anche la sua qualità di relazione fedele e attenta. Soprattutto – ha sottolineato – occorre passare da una atteggiamento estetico («Che bello, come sono brave le suore, come siamo bravi!») ad un atteggiamento estatico (con cui uscire da noi stessi per incontrare il fratello). Così, se la celebrazione è stata un grazie per le suore e con le suore, quest’anno giubilare diventa un’occasione per la città di riscoprire il carisma di Padre Cusmano, che all’inizio non fondò le attuali congregazioni religiose femminile e maschile, ma l’Associazione Boccone del Povero formata da laici e da preti coinvolti nel legare boccone eucaristico e boccone della carità. Come attualizzare questo messaggio? A Modica padre Cusmano è presente con una casa di riposo in cui tutti riconosciamo quant’è grande la dedizione delle suore; tuttavia non basta ammirare, occorre fare ognuno la propria parte perché gli anziani restino importanti per la Chiesa e la città. Un primo passaggio forse dovrà essere penitenziale: dove sono gli anziani che abitano il territorio delle nostre parrocchie? a casa, in ospedale, in casa di riposo? chi va a trovarli? chi li fa uscire? chi li ascolta? come aiutare istituzioni e società a promuovere interventi che diano dignità agli anziani? Un secondo passaggio può essere educativo: far incontrare piccoli e giovani con gli anziani per apprendere da loro sapienza e fede, preparare momenti di relazione e di testimonianza, promuovere una presenza amica costante che non li lasci soli nella proprie case, nelle case di riposo, negli ospedali. Magari, costruendo reti di famiglie che stiano accanto, invitino a casa facendo respirare il gusto della famiglia e li seguano come si fa con i propri familiare. Per questo occorre collaborare al notevole impegno della superiora Suor Alphonsa Mathew che ha ridato slancio al rapporto tra Casa e territorio. Alla celebrazione c’erano il vicario foraneo, rappresentanti della Caritas e della pastorale giovanile, la segretaria dell’Usmi suor Olga Sigona.

Sarà un rinnovato associarsi per un “amore senza limiti” – motto di Giacomo Cusmano – che oggi richiede di mettere insieme volontariato, attenzione politica, cambiamento di mentalità supportata da una cultura che sposi la vita. Il Giubileo del Boccone del povero potrà allora rinnovare nella città la chiamata alla condivisione con cui pensare la città “a misura di sguardo”: lo sguardo di Dio, lo sguardo gli uni degli altri … ci fanno comunità e costruttori di bene. Comunità che si ritrova nell’affetto, nella fraternità, come quella sperimentata nella bella agape fraterna che ha messo insieme, e alla pari, preti, operatori della Casa, anziani, volontari. Ritrovarsi che continuerà nei vari momenti di festa che si terranno in questi giorni di feste natalizie. Festa possibile malgrado le prove, vivendo nell’amore con tenacia, intelligenza, prudenza e lungimiranza.


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