Cultura Roma

Caro Maurizio

Maurizio non è stato solo un pezzo della Televisione e della Radio italiane, è appartenuto a molti di noi

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Roma - Maurizio Costanzo ci ha lasciati per sempre in un giorno di febbraio che anticipa già la primavera in una Roma non ancora libera dalla stretta dell’inverno.

A mezzogiorno di questo 24 febbraio 2023 la notizia era stata già battuta da tutte le agenzie e subito diffusa dai Media in tempo reale.

Maurizio non è stato solo un pezzo della Televisione e della Radio italiane, è appartenuto a molti di noi. La sua voce particolare, intrisa di un forte accento romanesco ma estremamente accattivante, è entrata prima nelle nostre case e poi nelle nostre vite.

Reduce sessantottino, restavo incollato, negli anni dell’Università, a una radiolina transistor per sentire un programma di grande successo condotto da lui e da Dina Luce, altra storica voce della Radio italiana.

Ricordo la campagna intorno, sdraiato su antiche coperte militari americane di lana stirate sulle stoppie di un campo di grano appena falciato, sotto un mandorlo da cui filtravano dorate e magiche penombre, l’apparecchio incollato all’orecchio e la voce di Maurizio e l’altra di Dina disturbate solo dal frinire delle cicale. Un appuntamento irrinunciabile che monopolizzava la quiete piatta di un mondo che presto si sarebbe volatilizzato come i sogni e le speranze di una giovinezza carica di ambizioni e progetti.

Le voci, quelle voci, così caratteristiche e nuove, erano l’unico vero aggancio per me con un mondo estraneo e diverso che cominciava a fare capolino dalle pieghe della Storia. Forse anche un viatico per il mio iniziale e iniziatico viaggio della vita.

Immaginavo un Maurizio diverso, perfetto nelle forme come un dio greco.

Rimasi deluso quando lo vidi in televisione per la prima volta piccolo e obeso. Ma mi colpirono i suoi occhi intelligenti e tristi – lui amava definirli malinconici – il garbo del tratto, la parola affabulante sempre pensata e sapiente che alla radio mi aveva affascinato.

Lo seguii per anni poi come si potrebbe seguire un mentore o una stella.

Ora che finalmente, caro Maurizio, anche tu hai intrapreso un viaggio, il tuo ultimo viaggio, voglio ricordarti così, percepito nell’aria umida e calda della mia desolata campagna siciliana, fissato in un ricordo che non conosce il tempo e la memoria.

E, se telefonando, potessi per un’ultima volta dirti addio, ti chiamerei, tranquillo!


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