Piazza Armerina, Enna - I genitori l'avevano lasciata a casa da sola per quarantacinque minuti, quelli necessari a sbrigare una commissione. Non immaginavano che al loro ritorno avrebbero trovato Larimar Annaloro, la figlia di 15 anni, impiccata a un albero nelle campagne intorno a Piazza Armerina (Enna), dove la famiglia vive. Eppure l'ipotesi del suicidio, l'unica per cui si indaga, per la famiglia non regge: «Non l'avrebbe mai fatto», dicono.
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Non credono al biglietto che la ragazza avrebbe consegnato a un compagno di classe e indirizzato al fidanzato («Ti amerò anche nella prossima vita. Lari»), e anche le parole che il ragazzino ha affidato a un ultimo post pubblicato su Instagram e dedicato alla 15enne contribuiscono a far emergere domande al momento senza risposta. Lui, così come le amiche o gli insegnanti di Lariamar, non si sono mai fatti vivi con la famiglia della ragazza, racconta oggi il Corriere della Sera.
Sul corpo della ragazza sono stati notati segni sospetti, inclusi legacci attorno ai piedi. La procura per i minori di Caltanissetta ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di istigazione al suicidio contro ignoti, con un’autopsia fissata per mercoledì.
Una foto scattata a una festa non troppo tempo fa. A questa immagine pubblicata su Instagram il fidanzato di Lorimar ha affidato un messaggio che suona per certi versi ambiguo. «Questa è l’ultima foto che abbiamo insieme e come sempre eri sorridente e non trasmettevi quello che avevi dentro». In questo messaggio, sembra alludere a episodi di bullismo: «Nessuno ha una colpa per questa tragedia, ma almeno spero che chi si sente superiore ad altre ragazzine più deboli abbia capito la gravità delle azioni e delle parole». Il ragazzo ha poi aggiunto: «Prendersi gioco degli altri ormai era diventata una moda, quasi un vanto, che con la scomparsa di Lari ha raggiunto l’apice». Di sicuro è a conoscenza di alcuni dettagli riguardo la vita della giovane fidanzata che potrebbe aver riferito alla polizia.
Secondo alcune testimonianze, Larimar era stata coinvolta in una discussione a scuola il giorno della sua morte. La preside ha però smentito la presenza di scontri fisici: «Gli insegnanti hanno detto a me e alla polizia di aver visto solo una discussione, non spintoni o aggressioni». La madre di Larimar ha raccontato che, quando l'aveva accompagnata a casa dopo l’episodio scolastico, la ragazza le aveva confidato: «È successa una cosa molto grave», ma non ha potuto fornire ulteriori dettagli perché poco dopo si è tolta la vita, o così sembrerebbe.
La famiglia rifiuta categoricamente l'idea del suicidio. Una delle sorelle ha scritto nei commenti al post del ragazzo: «Lari trasmetteva eccome quello che aveva dentro, tant’è che ha raccontato a nostra madre che era successa una cosa grave». Ora il procuratore Rocco Cosentino lancia un appello: «Chi sa qualcosa parli. Anche se può sembrare insignificante, venite a raccontarcelo. Noi tuteleremo chiunque. Non abbiate timore di presentarvi».