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Lo yogurt greco che ci spiega anche la pronuncia

Come si legge?

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Ragusa - Giustissimo indicare sulle etichette dei prodotti alimentari tutta una serie di indicazioni, a partire – ovviamente - dalla scadenza del prodotto. Per i distratti come me è sufficiente, per i puntigliosi e i precisini è importante anche la percentuale di grassi, quella di nitrati, quella di condensanti.
Ma quanto propongo ai lettori di RagusaNews è qualcosa che va oltre, molto oltre. Si guardi la fotografia (lo so, scadente, diranno i puntigliosi e precisini proprietari di Nikon) scattata dopo l’acquisto di una confezione di yogurt presso il migliore supermercato della mia città (migliore secondo alcuni canoni, non necessariamente legati alla qualità o al prezzo dei prodotti, ma, per esempio, alla frequentazione, argomento questo da approfondire).
Confesso di avere tradito la marca di yogurt che normalmente compro (italianissima) per un prodotto che mi si dice essere greco (e aiutiamoli i nostri cugini, che ne hanno bisogno quasi quanto noi). Ma il fatto è che mi attraeva la confezione: un cerchio diviso approssimativamente tra due terzi (contenenti lo yogurt, bianco e magro) ed un terzo (contenente miele da miscelare con il prodotto lattiero). Giunto a casa ho apprezzato il prodotto, buono e particolare (tenuto conto che il miele era quello industriale, praticamente liquido e diverso, molto diverso dal miele locale che consumo in quantità, molto più denso e profumato). E nel mentre consumavo il prodotto leggevo, per pura curiosità, l’etichetta. Tra le calorie e la percentuale di grassi l’attenzione si è spostata, direi inevitabilmente, su una particolarità (o almeno per me lo è): potete leggere da voi, in alto a sinistra nella foto della confezione. Si legge la seguente frase: (si pronuncia: Fa-yeh!).
Adesso chiedo aiuto, non dico ai produttori che sono greci, ma agli importatori, ai distributori, ai spacchiusi (pronuncia: “spakkiusi”) che la sanno sempre lunga: ma come si legge la parola Fa-jeh!? Quel trattino cosa significa, che devo interrompere la fonetica? E quella acca finale si deve aspirare o cosa? La lettera “j” come dovrò leggerla? E soprattutto, quel punto esclamativo finale, come va pronunciato? Si deve intendere come una lettura forte, diciamo incazzata, o solamente a volume più alto? Oppure non c’entra nulla con la pronuncia ed è solamente scappato alla macchina stampante? Insomma, datemi aiuto.
E infine, anche ammesso che riuscissi a trovare un buon samaritano che prendendomi per mano riuscisse a farmi capire, sorge spontanea una domanda: ma davvero i produttori considerano noi consumatori tanto cretini e incapaci da doverci spiegare che il buon (perché è buono) prodotto greco ha una precisa pronuncia? Non si potrebbe lasciare libero il povero ragusanino (pronuncia: “provincialotto”) di dire serenamente “Fage”? Tanto a sapere pronunciare bene non si ottiene certo uno sconto sul prezzo d’acquisto (pronuncia: “nunn’è pinnenti!”).


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