Scicli - “Mafia, una risata ti seppellirà”.
Tony Sperandeo è per antonomasia il volto del mafioso nei film di mafia ambientati in Sicilia. Un viso scavato, duro, terribile. E dire che Sperandeo è persona affabile, fuori dal set, ironica e divertita.
A Scicli, sul set del film di Enrico Lando “Quel bravo ragazzo”, Sperandeo gioca a raccontare la sua scuola di recitazione palermitana, così distinta, così distante da quella della compagna Barbara Bacci, formatasi in Canada.
Un ritorno a Scicli dopo venti anni dal primo film importante girato nella cittadina barocca, “Non parlo più”, ispirato alla storia vera di Rita Atria. Al suo fianco l’amico Enzo Ina, stuntman sciclitano, amico di tanti set.
“Iniziai la carriera di attore nel 1982, con i fratelli Taviani, in Kaos, nell’episodio della novella pirandelliana La Giara, con Franchi e Ingrassia. Ai tempi facevo il Piccolo teatro a Palermo, producevo audiocassette con parodie becere e demenziali. Ero impegnato a Palermo, persi i provini, recuperai con il reclutamento degli attori a Catania. I Taviani mi presero. Recitai nella mia prima posa, e sentii i Taviani dire che dovevamo ripetere la scena. Io ero completamente ignorante, pensavo fosse come in teatro. Allora possiamo ripetere fino a quando non viene bene?, chiesi nella mia ingenuità. Non sapevo che fosse così facile il cinema! In verità, oggi posso dire che se la scena non viene bene io mi arrabbio moltissimo, per me deve essere buona la prima. Oggi guardo al mio passato e non rinnego nulla. Tutte le esperienze, anche quelle trash, servono a formarti. E’ importante non sentirsi arrivati, sapere che bisogna apprendere, che ogni regista vuole qualcosa di diverso da te. Il personaggio si costruisce col direttore del film, confrontandosi, parlando, discutendo. Io so che da ogni regista devo “assuppare”, assorbire qualcosa, rubandogli le cose. Penso a Tornatore, a Marco Tullio Giordana, a tanti altri.
E poi serve il confronto con gli altri attori. Ho lavorato con Giancarlo Giannini, Roberto Benigni…
In questo film, una grande commedia ironica, mi confronto con Luigi Maria Burruano ed Enrico Lo Verso, e interpreto al solito il ruolo di un mafioso cui gli eventi riservano una serie di situazioni paradossali, che smontano, deridendo, il personaggio del criminale.
E’ una parodia della mafia. E mi fa piacere che sia girato qui, in provincia di Ragusa, un territorio scoperto solo di recente dal cinema che conta. In passato i film si giravano a Palermo o a Catania, poi, grazie soprattutto al commissario Montalbano, tutti hanno scoperto che qui c’era una fotografia che dava la giusta luce alla Sicilia. Per questo mi piace essere in Quel bravo ragazzo”.
Mafia, una risata ti seppellirà
Tony Sperandeo sul set di Quel bravo ragazzo
di Giuseppe Savà
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