Favignana - È stato il personaggio più fotografato e dipinto della mattanza di Favignana.
Capelli lunghi bianchi, viso scavato dalla salsedine e una vita trascorsa in un rapporto di rispetto col mare, «perché con lui non bisogna scherzare», diceva in una recente intervista-racconto. A 79 anni è morto sull’isola di Favignana Clemente Ventrone, vice rais della tonnara, per decenni a fianco di Gioacchino Cataldo nel guidare la ciurma di tonnaroti. Fino alle ultime mattanze degli anni ’90 Clemente Ventrone è stato in attività sulle barche che speravano di portare a casa i tonni di passaggio. Nelle foto dei turisti e dei fotografi che hanno raccontano nei decenni la mattanza alle Egadi quell’uomo dai capelli ricci bianchi e col viso segnato dalla fatica è stato immortalato mentre arpionava i tonni da tirare sulle barche.
Negli ultimi anni era solito girare con la sua Citroen Mehari e l’inseparabile cane. Ieri mattino è arrivato da Trapani con l’aliscafo di buon mattino. Giunto a casa si è sentito male ed è morto. «Con Clemente, Favignana perde un protagonista della storia della mattanza e dei tonnaroti – ha detto il sindaco Francesco Forgione – il suo volto e la sua immagine hanno rappresentato l’identità delle Isole Egadi in tutto il mondo. Oggi piangiamo l’uomo generoso e l’amico di tutti, espressione di una comunità aperta al dialogo e accogliente che, anche attraverso l’immortalità dell’immagine del suo viso e dei suoi capelli, continuerà a vivere in chiunque abbia visitato le nostre isole e ne conserva il ricordo».
Uomo di mare da quando aveva sette anni, alla scuola preferiva le barche, lavoratore e tonnaroto nello stabilimento Florio dall'età di 14 anni e fino al 2007, quando dopo la sua ultima mattanza da 1.500 tonni decise, per divergenze di vedute, di uscire dalla cooperativa. Nessuna ipocrisia quando parlava della pesca del tonno. "Non è una corrida per far divertire le persone: è sopravvivenza. Anche la pesca delle sardine è mattanza, se si pensa che milioni di pesci finiscono nelle reti, ma sono piccoli e sembra che non faccia differenza. Uccidere qualsiasi animale è mattanza". Il suo era un rapporto con il mare fatto di amore e di rispetto: "Con il mare - diceva sempre - non si deve scherzare perché il mare è moddu ma impiccica ruru (è molle ma si attacca duro, ndr)".
"Clemente era Favignana, era tonnara, era storia - scrive su Facebook Maria Guccione, ex ristoratrice dell'isola - Clemente era semplicità, accoglienza, disponibilità, umanità, generosità, tradizione vera, storia dell'isola e della migliore, di quella che ha riempito per decenni pagine di giornali e documentari, diffondendo nel mondo l'immagine di un'isola fatta di persone per bene, di lavoratori, di veri conoscitori del mare e delle sue leggi. L'isola perde un cittadino di quelli che hanno dato senza chiedere, di quelli che hanno dato più di quanto hanno ricevuto". Favignana e non solo lo ricorderanno con l'arpione in mano, ricorderanno la sua forza, sempre accanto al rais Cataldo, mentre tirava su tonnellate di tonni, il bagno dopo la mattanza, il dente dello squalo al collo. Lo ricorderanno in piazza, al bar, per le vie del paese ad affascinare i turisti. Con i capelli al vento sulla sua Mehari. Un uomo che, anche se non andava più per mare, è stato il mare dell'isola fino all'ultimo giorno della sua vita.