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Papa Francesco, pellegrino del cielo

Come ogni veggente, Francesco è stato ipermetrope, ha visto lontano, dove nessuno mai osava dirigere lo sguardo.

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/25-02-2025/papa-francesco-pellegrino-del-cielo-500.jpg Papa Francesco, pellegrino del cielo


 Roma - Una lenta agonia vive in questi giorni Francesco, il papa italo-argentino al secolo Jorge Mario Bergoglio, al decimo piano del grande Policlino Agostino Gemelli di Roma.

Il viaggio verso il cielo è sempre l’incognita fondamentale alla risoluzione della quale inesorabilmente ogni vivente è chiamato dalla sua stessa natura.

L’età venerabile e il quadro clinico abbastanza compromesso e importante fanno poco sperare e la preghiera più che una risorsa miracolosa in certi casi ha la vera e propria funzione di un viatico.

Non si sarebbe altrimenti mobilitata tutta la chiesa universale stretta nella preghiera che, a volte, sa vincere Dio, come spesso ricorda Tertulliano.

La chiesa pregava incessantemente quando un angelo del Signore liberò dalle catene Pietro (Atti, cap. 12).

La forza esorcizzante della preghiera non deve obbligatoriamente guarirci. Questo è il vero messaggio della liberazione di Pietro. Ci deve accompagnare verso una libertà della morte che rappresenta naturalmente l’indispensabile condizione per “vedere” Dio. Mosè sul Sinai rimase accecato e sconvolto dalla teofania di Dio e forse fu, per i testi sacri a noi giunti, l’unico mortale a fare, in vita, l’esperienza materiale dell’Eterno.

Francesco con il suo vecchio corpo combatte, in catene, aspettando l’angelo del Signore che lo conduca per sentieri diritti alla casa del Padre e lo liberi.

Molti hanno espresso, in questi giorni, pensieri di esultanza per la fine di un pontificato anomalo che è stato spesso ingiustamente contrapposto al pontificato precedente definendolo, codice di Diritto canonico alla mano, illegittimo e abusato.

La Chiesa di Dio è regolata dall’amore, dalla compassione, dalla testimonianza del messaggio cristiano fino alla “martirya”. I canoni, che sono stati formulati appena nel secolo XII, raggruppati e strutturati in un nucleo primitivo dal Decretum Gratianii (1140 circa), hanno avuto la funzione di regolare la Chiesa degli uomini non quella di Dio alla quale spesso il Papa ha fatto riferimento nei suoi testi e nelle omelie.

Munus e non, sottigliezze giuridiche belzebubiane hanno minato il suo pontificato ma la sua azione riformatrice non sempre è stata impedita e ostacolata.

Come ogni veggente, Francesco è stato ipermetrope, ha visto lontano, dove nessuno mai osava dirigere lo sguardo.

È stato accusato di tutto e del contrario di tutto. In effetti, non ha mai dismesso la veste sotto la quale si aggirava per le vaste periferie portegne come Forte Apache dove di sicuro non abitavano né la santità né il bigottismo ma il delitto e la violenza. Là, per quei gironi danteschi, lui camminava come un nuovo Virgilio con passo sicuro, annunciando una resurrezione che agli uomini dei quartieri “bene” della “Recoleta” o dell’Once, il quartiere ebraico e degli affari di Buenos Aires, poteva sembrare impossibile e scandalosa.

Eppure il Cristo, crocifisso fra due ladroni, prometteva sulla croce il Paradiso a chi faceva ammenda di una vita dissoluta e imperfetta.

Non eravamo abituati a questo linguaggio diretto che solo chi opera in quei luoghi può capire e comprendere.

Il Papa, per tutto lo smemorato Occidente cristiano, era il “Pastor angelicus”, l’uomo che veniva un tempo portato a spalla dai Sediari su una sedia gestatoria mentre distribuiva tra flabelli, coronato di tiara, benedizioni alle masse oranti.

Un uomo seduto su un’umile e modesta carrozzina, la stessa usata da un comune portatore di handicap, era un’immagine sicuramente lesiva di una sacralità antica che già aveva fatto il suo tempo con Giovanni XXIII ma era stata quasi risuscitata dall’ultimo pontefice Benedetto XVI, al secolo papa Ratzinger.

Francesco ha sorpreso molti con il suo linguaggio spontaneo, per questo non è stato molto capito e apprezzato. Col tempo capiremo l’importanza del suo pontificato, come sempre accade, quando gli uomini non comuni anticipano i tempi futuri.

Al di là di tutte le contumelie che certa stampa moderna non gli ha risparmiato, voglio dire a quest’Uomo grazie per lo sforzo profuso nel combattere il bigottismo di una chiesa ancora tuttavia “romana” e non “cattolica”. Per avere sdoganato stupidi luoghi comuni che hanno stigmatizzato in passato per secoli rapporti umani e vite. Per aver voluto chiamare le cose con il loro vero nome anche a costo di suscitare perplessità e disorientamento nella comunità ecclesiale molto più sensibile alla tolleranza farisaica e ipocrita che alla salvezza delle anime.

La lucida visione di una politica internazionale manipolata dalla propaganda e dai Media lo ha motivato a denunciare piuttosto che a tacere.

Tirato per la tonaca, Francesco una volta è stato definito rosso, altra volta putiniano, altra ancora filo lobbysta e poi filo gay…

Ma Francesco non è stato nulla di tutto questo perché è stato sempre quello che in passato era, cioè un uomo libero che seguiva come un argentino qualsiasi la squadra del cuore, che visitava anche i tuguri della sua città senza sorprendersi o sottrarsi, che sapeva condividere e compatire, senza mai cedere e condannare.

Santo Padre, che il tuo viaggio fra i gironi dell’inferno del mondo si concluda presto o la vita Ti dia un’ulteriore chance poco importa, quando la meta finale è stata, e sempre sarà il Cielo.

A me è bastato il conforto di saperTi tra noi e, fino a quando il Signore vorrà, questo conforto non verrà mai meno. Quando il Signore Ti chiamerà alla liturgia del cielo, tale conforto durerà per sempre.

Parafrasando Borges: dal Sud. dall’Est, dall’Ovest, dal Nord, convergono le strade che ti hanno condotto al tuo centro segreto. Quelle strade furono echi e passi, donne, uomini, agonie e resurrezioni. Notti e giorni, dormiveglie e sogni. Ora puoi dimenticare tutto. Arrivato al tuo centro, alla tua algebra e alla tua chiave, al tuo specchio, presto saprai chi sei stato.

Ad Maiorem Dei Gloriam.

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