Pippo Inzaghi ha raggiunto quota 50. Cinquant'anni e non sentirli. «Li ho vissuti sereni», racconta: «Se fino a pochi anni fa lei mi avesse chiesto che cosa viene prima nella mia vita io le avrei risposto senza dubbio “il pallone”. Oggi le dico “i miei due figli”». Suo figlio Edoardo di due anni e la piccola Emilia, nata nel marzo scorso.
E saranno proprio i due piccoli di casa Inzaghi a portare le fedi all’altare il prossimo 24 giugno, quando Pippo e Angela Robusti finalmente si sposeranno «Se tutto va bene, sì.
Dovevamo sposarci due anni fa, poi Angela è rimasta incinta. Col tempo ho imparato a programmare di meno e a godermi i giorni...», spiega al Corriere della Sera. Una vita per il calcio, per segnare, buttare il pallone alle spalle del portiere. E poi fare festa, esultare come un pazzo. Ma la cosa più brutta per un calciatore è smettere. Lo è stato anche per lui, anche per Pippo: «Ricordo benissimo i miei ultimi quattro minuti in campo. Era il 13 maggio 2012, ore 16.45. In verità, per me quelli dovevano essere gli ultimi minuti con il Milan, poi si sono trasformati nei definitivi ultimi. La cosa buffa è che pensavo al ritiro da tempo, come ogni uomo coscienzioso: farò altro, ho vinto tanto, mi dicevo. La verità amara è che la tristezza non la puoi controllare e così, dopo, sono stato malissimo. Per fortuna che c’era la mia famiglia: mamma, papà, mio fratello Simone Inzaghi».
Difficile descrivere quella paura che aveva addosso. Ma c'era. «Era una nera paura del futuro, dei giorni che dovevano arrivare. Un calciatore entro i quaranta deve chiudere tutto e reinventarsi. Il problema è che pertutta la vita ha seguito uno schema rigoroso, praticamente immutabile: allenamenti, trasferte, ferie a giugno, weekend mai a casa». Poi ancora: «Io da calciatore ho sempre odiato la panchina, ma poi ne ho fatto un lavoro, come allenatore, perché io lontano dal campo non ci so stare. Non è debolezza, è umanità. E così si spiega anche perché, da allenatore, sono passato dal Milan al Venezia, cioè Lega Pro: “Tu sei pazzo”, mi dicevano, perché avrei potuto aspettare e trovare di meglio. Ma come avrei fatto per mesi interi senza l’erba del campo?».
Ma non tutto viene per caso. E a Venezia Pippo Inzaghi conosce la sua Angela. «Una sera andai a una festa. La notai non solo perché è bellissima, ma anche perché era l’unica, insieme a me, ad avere in mano un bicchiere d’acqua. Dopo qualche settimana, venne a stare da me. Dopo due figli e una convivenza ormai rodata, ci sposeremo». Prima di lei un'altra storia importante, «quella con Alessia Ventura, durata tre anni. Oggi lei ha una sua famiglia, abbiamo un bellissimo rapporto di amicizia». Il sogno erotico di Pippo da ragazzo? «Monica Bellucci». Da Certe Notti di Ligabue che ascoltava prima di arrivare allo stadio a Laura Pausini: «Laura è una grande amica. Quando, nel 2003, festeggiammo la vittoria della Supercoppa Europea ci ritrovammo tutti intorno a un pianoforte, con lei che suonava e io, Galliani, Ambrosini e gli altri che cantavamo le sue canzoni. Molte delle mie vittorie sono state accompagnate da messaggini affettuosi di Laura». Bei tempi.