Modica - È diretta la strada tra spirito e arte, in un versante preciso della creatività di Franco Battiato. Figure sospese in giochi sapienti d’arabeschi, danzatori silenti abbracciati dalla circolarità liturgica del movimento, volti intimamente indagati, fermati in una disarmante frontalità, spesso eternati in un fondo oro, che dialoga con la misura dell’insondabile altrove, col divino. La visita alle opere pittoriche di Battiato è passeggiata del pensiero, richiama visioni che sono primariamente interiori.
Una significativa silloge del corpus dell’artista sarà ospitata da domenica 16 a Modica, fino al 6 dicembre, dalla Galleria Lo Magno, che ha guadagnato la prima nazionale della fortunata personale di Battiato recentemente inaugurata a Istambul.
Un’occasione per avere ampia contezza dello specifico di un artista meritoriamente noto – e dirlo è davvero ridondante – oltreché come regista, anzitutto quale raffinato musicista, originalmente ricettivo d’un emporio largo di stilemi musicali, acquisiti e restituiti in situazioni compositive eleganti ed eclettiche.
Questa apertura sensibile verso mondi culturali diversi Franco Battiato perpetra nel suo cosmo pittorico, originato, come piace narrare all’artista, da una sfida con se stesso, poiché da ragazzo non riscuoteva successi scolastici nella disciplina del disegno. È un universo, quello di Battiato, in cui le suggestioni orientali valicano la soglia corta dell’estetismo di superficie, permeando al contrario soggetti e forme, che gettano luce sulla meditazione che il pittore rende compagna del suo gesto pittorico. Che dialoga col mondo islamico, ove, in origine, agli artisti era preclusa la rappresentazione della figura umana; pertanto sciolsero la loro fantasia nel gioco dell’intreccio di forme e motivi, nell’arabesco, e quando fu dato loro di misurarsi nell’illustrazione, seppero trarre grandezza dall’esercizio virtuoso del disegno non figurativo.
Battiato i suoi soggetti definisce, imboccando la via della figurazione, ma epurandola dalla parentela stretta al reale, assecondando un antinaturalistico astrattizzante. I suoi personaggi offre in una visione sintetica della loro umanità, in una cifra alchemica di tratti primariamente spirituali, come la gentilezza, un non so che di sacralità, che investe trasversalmente sguardi e figure, in un effetto complessivo di solenne splendore.
Emblematico il titolo della collezione, “Quisque Faber Fortunae Suae”, locuzione trasmigrata dall’antichità romana all’Umanesimo e al Rinascimento: un richiamo, forse, da parte di Battiato, alla consapevolezza dell’intelligenza dell’uomo, che deve sapere indirizzarla al meglio, nella costruzione del proprio destino.
La cura della mostra è stata coperta da Fiorella Nozzetti con la collaborazione di Elisa Gradi e Luigi Turinese, i quali hanno trovato attento interlocutore, in provincia, in Giuseppe Lo Magno. La kermesse disegnata per ospitare l’artista consiste anche in una serie di appuntamenti volti a festeggiare e illustrare l’arte di Battiato. Alla inaugurazione della mostra, questa fissata presso la Galleria modicana, precederà la visione di “Temporary Road. (una) Vita di Franco Battiato”, film documentario del 2013, diretto da Giuseppe Pollicelli e Mario Tani. La pellicola verrà proiettata al Teatro Garibaldi, dove sarà seguita da una conversazione con Battiato e i curatori, componenti del Comitato promotore “Quisque Faber Fortunae Suae”, e alla quale interverranno Sebastiano Gesù, Lo Magno e Ignazio Abbate, sindaco di Modica.
La Sicilia