Pompei - Un balneum nel complesso termale e poi il banchetto, nella sala accanto, dove il proprietario della casa avrebbe ricevuto i suoi ospiti facendo sfoggio di lusso e mostrando il proprio prestigio, perché parlassero a lungo di quella serata e magari, restandone affascinati, decidessero di accordare il proprio consenso elettorale al dominus. O a chi per lui. Una scena che non doveva essere inusuale nella Pompei del I secolo dopo Cristo e che viene raccontata anche nel Satyricon, nel quale il ricco liberto Trimalcione celebra la sua famosa cena. E alla quale offre ora una ideale ambientazione la scoperta fatta durante il cantiere di scavo della Regio IX di Pompei, dove è emerso uno tra i più grandi complessi termali privati, annesso a una sala da banchetto. Per il direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel questa scoperta dimostra come «la domus romana fungeva da palcoscenico per lo spettacolo di arte e cultura che il proprietario inscenava per acquisire voti o ingraziarsi la benevolenza degli ospiti».
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Il complesso, segnalano gli archeologi, rientra tra i più grandi e articolati settori termali privati finora noti nelle domus pompeiane in luce. Pochi altri esempi di queste dimensioni sono presenti a Pompei, tra questi le terme dei Praedia di Giulia Felice, quelle della Casa del Labirinto e della Villa di Diomede. La diretta connessione degli spazi termali alla grande sala conviviale definita come il "salone nero", lascia intuire quanto la casa romana si prestava ad essere un vero e proprio palcoscenico per le celebrazioni di sontuosi banchetti, che nella società di allora non erano semplici feste private, ma, al contrario, occasioni preziose per rafforzare il prestigio pubblico del proprietario.
Secondo quanto ricostruito durante la campagna di scavo, le terme, composte da calidarium, tepidarium, frigidarium (sala calda, tiepida e fredda) e spogliatoio (apodyterium), potevano accogliere fino a trenta persone a giudicare dalle panchine presenti in quest’ultimo ambiente. Di grande effetto è la sala fredda, composta da un peristilio, ovvero una corte porticata di dimensioni 10 x 10 metri, al cui centro si trova una grande vasca. L’intera domus occupava la parte sud dell’insula 10, e doveva appartenere a un personaggio importante della società locale: di sicuro chi possedeva questa dimora con le pareti decorate in II e III Stile era inserito nell’élite della città.
L’ingresso principale della domus era a Sud. Qui era probabilmente collocato un atrio, dal quale si giungeva a un grande peristilio (giardino colonnato) che occupa quasi l’intera larghezza dell’isolato e di cui si intravedono le parti superiori delle colonne angolari, non ancora scavate. Su un lato del peristilio si aprivano una serie di vani. Da ovest a est: un grande oecus (ambiente di soggiorno) decorato in II stile, un corridoio, un piccolo ambiente decorato in IV stile e un oecus corinzio, circondato da almeno 12 colonne su tre lati, con una megalografia di II stile che attualmente è ancora in corso di scavo e di cui sono stati presentati a dicembre i primi risultati: il fregio con composizioni di nature morte che rappresentano cacciagione e prodotti della pesca offerti al godimento degli ospiti durante i banchetti.
Il tutto era funzionale alla messa in scena di uno “spettacolo”, al cui centro stava il proprietario stesso. – sottolinea Zuchtriegel - Le pitture di III stile con soggetti della guerra di Troia, gli atleti nel peristilio – tutto doveva conferire agli spazi un’atmosfera di grecità, ovvero di cultura, erudizione oltre che di ozio. Così come il salone nero doveva trasportare gli ospiti in un palazzo greco, così il peristilio con la grande vasca al centro e il complesso termale adiacente aveva la funzione di creare una scenografia da ginnasio greco, che veniva accentuata ulteriormente dalle scene atletiche successivamente apportate. E dunque il pubblico, grato e affamato, avrebbe applaudito con sincera ammirazione allo spettacolo orchestrato dal padrone di casa e dopo una serata nel suo “ginnasio” ne avrebbe parlato ancora a lungo».
«Lo scavo degli ambienti in questione, ed in particolare del peristilio - aggiunge il direttore dei lavori, Anna Onesti - è avvenuto grazie ad una modalità di esecuzione innovativa, che ha consentito di raggiungere il piano pavimentale evitando lo smontaggio degli elementi architettonici instabili del colonnato». L’utilizzo di una struttura di supporto transitoria ha permesso di scavare l’intero colonnato, lasciando tutte le porzioni murarie al proprio posto, e rimarrà a presidio del sistema della trabeazione (la struttura orizzontale retta dalle colonne) fino ad un nuovo, futuro, progetto di restauro architettonico e strutturale, servendo anche da supporto alla sua stessa esecuzione.