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Repubblica: la Sicilia di Montalbano parte da Scicli

Il turismo di Montalbano, un genere che attira e fattura non poco

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Il fantasma del commissario Montalbano scappa dalle pagine ed entra nei film, poi fugge pure dalle inquadrature e si accomoda nella realtà di strade, vicoli, borghi e spiaggette, in questa Sicilia barocca e sciroccata dolcissima e asperrima. Alla fine, non ci si capisce più niente.

Sarà vero? Sarà fiction? L’unica cosa certa è che il commissario di

Camilleri (e di Luca Zingaretti, e del regista Sironi: è uno dei rari casi in cui letteratura e cinema finiscono la partita in pareggio), qui c’è sul serio, immanente, inevitabile e invadente, riconoscibilissimo e ammiccante, e accompagna il viaggiatore metro dopo metro.

Mica per niente esiste “il turismo di Montalbano”, un genere che

attira e fattura non poco.

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Però, attenzione. I luoghi letterari di Camilleri non sono quelli della finzione televisiva. Nei libri, Montalbano si muove nell’agrigentino, tra Porto Empedocle e il litorale di Marinella. Ma chi lo cerca con Zingaretti e Catarella va nel ragusano e si mette in pellegrinaggio a caccia di “location”, assecondando quel cortocircuito che ormai non risparmia nessun lettore: si sfoglia Camilleri, e la mente corre ai volti e ai luoghi dei film. Cominciando dal commissariato: e allora la prima tappa è Scicli, perla barocca tutelata dall’Unesco, trasformata sul set in Vigàta, inesistente in qualunque geografia. In via Mormino Penna c’è il municipio, che occupa l’area dell’ex monastero benedettino di San Giovanni: l’ufficio di Montalbano è qui. Ed è qui anche la sede della questura di Montelusa, altro nome introvabile sugli atlanti:

piazza Italia a Scicli, tra Palazzo Penna e Palazzo Iacono. Luoghi,

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va da sé, splendidi anche senza il fantasma del commissario. Però,

rintracciarlo è automatico, visti i pannelli sistemati dalle varie amministrazioni comunali, e recanti qualche scena del film, una citazione del libro, insomma la bandierina piantata sulla mappa che trasforma ciò che non esiste in una realtà più vera del reale.

Per l’immancabile caffè nel cuore di Vigàta, Zingaretti attraversa

piazza Duomo a Ragusa Ibla, arroccata sul monte (ora Vigàta si sposta da Scicli a Ibla), di fronte alla scalinata di San Giorgio.

E per restare in questo borgo, i fedelissimi della serie tivù sanno che in alcuni episodi la sede del commissariato è in piazza Pola, a Ragusa Ibla, nell’edificio comunale di fianco alla chiesa di San Giuseppe: basta un colpo d’occhio per resuscitare decine di inquadrature memorizzate sul divano.

I patiti della fiction potranno cercare, e trovare, altre scene ormai

classiche al Circolo di Conversazione di Ibla, dove Montalbano va a “scassare i cabbasisi” al dottor Pasquano, il medico legale, interrompendo una partita a carte (L’odore della notte). Oppure

a Donnafugata, nella casa-castello del boss Balduccio Sinagra (La gita a Tindari), o ancora sulla Montagna del Crasto, nella grotta nei pressi di Ragusa dove Montalbano trova i sarcofagi a baldacchino che custodiscono i due amanti (Il cane di terracotta). Il turismo di Montalbano è attività praticabile con brevi spostamenti: da Modica a Ragusa, passando per Scicli, sono una manciata di chilometri.

E siccome il commissario è pure una buonissima forchetta, il suo fantasma si può invitare a tavola, per esempio nel ristorante “La Rusticana” di Ibla, che nei film diventa la trattoria “San Calogero”, dove Montalbano (e Zingaretti) mangiano almeno due porzioni di triglie di scoglio fritte croccanti, lasciate un pezzo a sgocciolare sulla carta da pane.

Chi volesse davvero inseguire il commissario può cercare ispirazione con I luoghi di Montalbano (Sellerio), una guida divisa tra i percorsi letterari (Porto Empedocle, Agrigento, Racalmuto, Realmonte, Palma di Montichiaro) e set cinematografici nel ragusano, dove questo curioso turismo incrociato, tutto rimandi e citazioni sovrapposte, vive la sua apoteosi.

La quale ha condizionato persino Camilleri: «Ora mi succede che

quando scrivo un nuovo Montalbano, rischi di influenzarmi non tanto il personaggio televisivo, quanto piuttosto il paesaggio».

Il luogo assoluto di Montalbano resta la casa col terrazzino. Muri verde acqua, colonnine sulla balconata, e sotto le finestre il mare. Siamo a Punta Secca, frazione di Santa Croce di Camerina (ma la Marinella dei romanzi, nei film è Donnalucata, a un tiro di schioppo), dietro la piazzetta del faro: alzi la mano chi non ha mai sognato di viverci. Qui il cinema ha trasfigurato del tutto la realtà.

Infatti, sul cartello del paese c’è scritto: “Punta Secca - Casa del commissario Montalbano”, come nelle città d’arte si fa con musei, palazzi e castelli. Ecco che il fantasma ha preso corpo. Lo si può quasi incontrare “di pirsona pirsonalmenti”.

 

La Repubblica


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