Cultura Intervista esclusiva all'attrice modicana

Valeria Solarino: Il sogno erotico e la timidezza



Ragusa - “Ero timida a quattordici anni? Ma lo sono anche ora!”
Valeria Solarino mette le mani ai capelli quando prova imbarazzo. È un gesto incontrollato e tenero con cui cerca di nascondere il proprio pudore.


La domanda a bruciapelo su cosa si prova a essere presente nei sogni erotici di Gianna Nannini (che l’ha voluta come protagonista del video di Attimo) la fa scoppiare in una risata di rossore e di sorpresa: “Ma in quel video Gianna sogna un uomo, non sogna me!”


Arriva a Ragusa, al cinema Lumiere accompagnata dal papà, Giovanni, come madrina del Costaiblea Film Festival edizione 2009.
Di essere bella è bella, Valeria. Gli occhi neri, il trucco alla araba, lo sguardo innamorato delle cose che dice riuscirebbero a far sbandare chiunque.


“Cosa è quest’angolo di Sicilia per me? È festa. È il senso antico della famiglia, delle “mangiate” in cui ci sono tutti, zie, nipoti, nonni, cugini. È la vacanza, il riposo, è il ricordo dei primi fidanzatini”, e glissa Valeria, per timidezza.


“Venendo con papà, in macchina, discutevamo delle distanze, del fatto che vogliono costruire il ponte sullo Stretto. Qui non ci sono collegamenti, venire, tornare in questa provincia è un’impresa. Facessero le strade, prima del ponte”.

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Parla con gli occhi e con le mani, Valeria. Si sfrega palmi e dita quasi ad aiutarsi nel dire la cosa più giusta, abbassa lo sguardo e lo rialza con ferma tenerezza.


“L’anno scorso, in un’intervista a Vanity Fair, lamentavo che mio padre era costretto ad andare a Catania a vedere i miei film, quest’anno il film di cui sono protagonista l’hanno fatto anche a Ispica, dove lui lavora”.
Che cosa è cambiato da un anno a questa parte, secondo te?
“A Ispica avranno letto la mia intervista a Vanity Fair”, risponde scherzando.

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Ok, non sei mai stata nell’immaginario erotico della Nannini, ma lo sei in quello di tanti uomini. Come vivi questa cosa?
“Ah non lo voglio nemmeno immaginare, non lo so, mi vergogno”.


Papà modicano, mamma torinese, nonni tutti modicani, vissuta a Torino, “mi sento modicana al cento per cento”.


Quanto il sangue siciliano ti ha aiutato a interpretare “Viola di Mare”?
“Credo tanto. Conosco le dinamiche dell’autorità familiare in Sicilia, il senso dell’appartenenza alla famiglia, dell’obbedienza. Conosco anche il sentimento di orgoglio e di determinazione, tipiche delle donne siciliane”.


Ma l’idea di una storia gay fra donne nella Sicilia dell’Ottocento non è un’esagerazione?
“No, affatto, il film nasce da una storia vera, che, anzi, è stata edulcorata”.


C’è un filo rosso che lega i personaggi che hai interpretato nei tuoi film?
“Non c’è una logica, un pensiero, un calcolo. Sono state tutte scelte istintive, ho accettato di fare la protagonista di film che raccontavano una storia che valesse la pena raccontare”.


Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Ti prendo e ti porto via, di Ammanniti. Se un giorno diventassi una regista mi piacerebbe raccontare la storia di queste periferie, di persone che hanno una percezione del mondo attraverso l’occhio distorto della tv”.


Vuoi fare la regista quindi?
“No, mi piace troppo stare davanti alla macchina da presa”.


E nel tempo libero?
“Mi annoio mortalmente. Amo Roma, ma è città difficile, ti permette di fare una cosa sola al giorno. Ti devi organizzare, per uscire, per andare dall’altra parte della città ci vuole mezza giornata. Nel tempo libero, porto a spasso il cane”.


Ma non hai frivolezze?
“Frivolezze? Sono una ragazza seria”.


Stefania Pilato

Giuseppe Savà

 

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Foto Andrea Baglieri, Doc Studio Modica. Clicca sull'immagine per ingrandire

 


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